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232 Capitolo II.

CAPITOLO II.

La caccia al Re dell’Aria.

Erano trascorsi quindici giorni da quando il direttore della Compagnia Teriosky era partito per Cronstad, quando un mattino il comandante dell’Orulgan ricevette l’ordine di portarsi immediatamente negli uffici del grande armatore.

L’ex-vice-ammiraglio, come di solito, stava seduto dinanzi al suo immenso scrittoio sempre ingombro di carte marine, affondato in un ampio seggiolone di velluto granata. Presso di lui stava un bell’uomo sui trentacinque anni, dai capelli biondi e gli occhi d’un azzurro profondo, gli zigomi un po’ sporgenti, distintivo, si può dire, della razza slavo-tartara, la pelle un po’ abbronzata ed i lineamenti improntati d’una straordinaria energia. Indossava la bassa tenuta di capitano di vascello della marina russa, con berretto di panno bianco, molto schiacciato e la visiera larga.

— Il signor di Teriosky!... — esclamò il comandante dell’Orulgan, tendendo la mano verso il capitano.

— Ben felice di vedervi, signor Orloff, — rispose il baronetto, stringendogli fortemente la destra. — Siete dunque voi che avete fatto quel brutto incontro.

— Sì, capitano; ma, come avrete saputo, ho ricondotto egualmente il mio transatlantico in Europa e senza avarie.

— Siete uno dei nostri migliori comandanti, signor Orloff, — rispose il baronetto. — Mio padre, prima che il suo cervello si sconvolgesse in seguito alla morte di mia sorella, sapeva scegliere i suoi uomini. Dove avete incontrato quella macchina misteriosa?

— A circa trenta miglia al sud dell’isola del capo Bretone, — disse Orloff.

— Siete ben sicuro che si trattasse veramente d’una macchina volante e non già d’un pallone?

— Ne sono sicurissimo e poi tutti noi, ufficiali, marinai ed emigranti, l’abbiamo veduta e benissimo, poichè la notte era chiarissima.