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La ricomparsa dello Sparviero 265


pre fumando rabbiosamente. Orloff lo seguiva, bestemmiando contro l’umidità che guastava il tabacco della sua pipa, la quale funzionava malissimo.

Gli ufficiali stavano immobili presso le torri, pronti a comandare il fuoco.

In alto non si udiva più nulla: solo intorno alla nave l’Atlantico muggiva sordamente, con dei brontolii minacciosi.

Passarono due ore. Un’ansietà crescente aveva invaso tutto l’equipaggio.

Che cosa faceva il Re dell’Aria? Si preparava a tempestare la nave di granate o si era allontanato? L’ansietà d’un assalto improvviso di quell’inafferrabile nemico, che disponeva di così potenti mezzi di distruzione, pareva che avesse scombussolato tutti.

Solo il baronetto conservava una calma meravigliosa e continuava a fumare i suoi sigari, senza dimostrare la menoma apprensione.

Verso le sei, quando l’oscurità fu completa ed i marinai si preparavano ad accendere i fanali di posizione onde evitare qualche collisione, lanciò un ordine secco:

— Niente lumi!... —

Poi fece chiamare gli ufficiali dei pezzi.

— Accordo a voi, — disse loro, — dieci colpi ciascuno. Sparate in tutte le direzioni, colla più alta mira possibile.

Se quella dannata macchina, ha approfittato della nebbia per abbassarsi ed accertarsi se noi ci siamo arrestati od abbiamo continuata la nostra corsa, cadrà senza dubbio sfracellata.

Preparate le due scialuppe a vapore e calatele in mare. Se i nostri nemici cadono, cercherete di pescarli. —

Per alcuni secondi regnò sull’incrociatore un profondo silenzio. Il baronetto, dati gli ordini, s’era ritirato nel block-house con Orloff e con alcuni ufficiali incaricati di trasmettere il comando.

Duecento fucilieri si erano intanto schierati lungo le murate armati di carabine di lunghissima portata, per crivellare lo spazio fino all’altezza di duemila e cinquecento metri.

Si udirono nelle torri i capi pezzi a gridare:

— Pronti!... —

Passarono ancora due o tre secondi, poi il Tunguska si coprì di fiamme e di bagliori sinistri e un rombo spaventevole rimbombò entro le immense cortine di nebbia.

I sei pezzi da 203 sparavano furiosamente, scagliando in tutte le