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Un combattimento terribile 271


Le bandiere che chiedevano inesorabilmente la resa, sventolavano sempre sull’asta di prora del fuso.

La bandiera russa calò lentamente lungo il gherlino dell’albero militare di poppa, insieme a quella dell’asta.

I capi pezzi e molti vecchi mastri e quartiermastri piangevano; gli ufficiali dello Stato Maggiore erano pallidissimi.

Quella doppia calata era la morte dell’incrociatore.

— Segnali di bandiera!... — gridò il baronetto, il quale pareva che avesse riconquistato d’un colpo tutto il suo sangue freddo. — Dite che ci lascino arenare sul banco onde impedire all’incrociatore di affondare.

La risposta del Re dell’Aria non si fece aspettare:

— Attendiamo. —

Il Tunguska andava alla deriva da che le sue macchine avevano cessato di funzionare. Ardevano ancora gl’immensi forni, facendo girare gli alberi motori, privi, per la seconda volta, delle eliche.

Nessuno si era occupato di spegnere gli ultimi residui di carbone ora che il combustibile racchiuso nelle ampie carboniere non poteva aver più alcun valore.

Il Tunguska ormai non era più che un gigantesco rottame, destinato, presto o tardi, a finire in fondo all’Atlantico, come i transatlantici della Compagnia Teriosky.

Il maledetto uccellaccio lo accompagnava, descrivendo di quando in quando delle spirali che lo spingevano perfino a tremila metri, come se temesse una improvvisa sorpresa, non già da parte delle artiglierie, bensì dei Mauser, i cui proiettili potevano salire ben alti e guastargli le ali, le eliche ed i piani orizzontali.

Poi ripiombava, come corpo quasi morto, arrestandosi fra i mille ed i millecinquecento metri, mantenendosi, con una precisione meravigliosa, sempre sopra i ponti del disgraziato incrociatore.

La gran massa d’acciaio, sospinta dalle onde che si rovesciavano dal settentrione, s’avanzava verso il banco di Mun’s Riff, sopra cui si rompevano, con estremo furore, i cavalloni, con un frastuono infernale.

La macchina volante l’aveva sorpreso appena a cinquecento metri dai primi bassifondi, quindi il tratto era brevissimo.

Il Tunguska, oscillando spaventosamente, sempre sbandato a tribordo, s’accostava.

Di quando in quando dei pezzi di corazza si staccavano e cadevano