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Il Tesoro di Trinidad 287


— Perchè un colpo terribile? — chiese Wassili.

Ranzoff riaccese il sigaro, che gli si era spento durante la narrazione, poi, guardando bene in viso prima l’ingegnere, poi l’ex-comandante della Pobieda chiese:

— Avete prestato bene attenzione a quanto ci ha detto il baronetto.

— Certo, — risposero ad una voce i due fratelli.

— Allora avrete rilevato come il vecchio barone abbia condotto con sè una banda di avventurieri raccolti fra la peggiore schiuma dei porti del Baltico.

Quanti sono? Noi non lo sappiamo, ma io sono sicuro che saranno ben più numerosi di noi.

— Continuate, — disse Boris, con ansietà.

— Supponiamo che quel pazzo si sia rifugiato in qualche altra isoletta perduta sull’Atlantico e che, per paura d’un colpo di mano da parte nostra o meglio vostra, si sia ben fortificato.

Che cosa potremmo fare in tale caso noi? Non siamo che in dodici, coraggiosi senza dubbio, però troppo pochi per espugnare uno scoglio.

— Confesso che a ciò non avevo mai pensato, — disse Wassili. — Tu sei un uomo previdente, Ranzoff.

— Ora io ho pensato che si potrebbe benissimo sacrificare un paio di milioni per noleggiare una buona nave, perchè cooperi con noi ed arruolare anche noi un buon numero di avventurieri.

In America, sia del Nord che del Sud, non mancano persone che, pur di guadagnare un migliaio di dollari, buttano la loro pelle, senza guardarsi indietro, fra le braccia di messer Belzebù.

Vi pare?

— E chi le arruolerà? — chiese Rokoff.

— Qualcuno di noi. Non datevi, per ora, pensiero alcuno per questo. Ed ora, giacchè la notte è calma, andiamo a dormire. —

L’indomani sera lo Sparviero, che divorava lo spazio con velocità fantastica, si trovava in vista del gruppo delle Bermude.

Ranzoff, che non voleva perdere tempo, quantunque avesse un mese dinanzi, prima di poter sapere qualche cosa dal baronetto, tempo più che sufficiente per lasciarlo tornare in Russia e spedire un dispaccio a Boston, decise di passare sopra le isole, invece di girarle a ponente od a levante.

Male gliene incolse però, poichè gli isolani, scorgendo quell’uccellac-