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308 Capitolo VII.


vento gagliardo, e l’oceano aveva rotta la sua superficie quasi liscia, brontolando sordamente. Le ondate a poco a poco si formavano, cozzandosi le une e le altre con estrema violenza.

— Spero che questo uragano non ci darà troppe noie, è vero signor Boris? — chiese Ranzoff, il quale si era messo al timone.

— In queste regioni ordinariamente scoppiano con estrema rabbia, però hanno di solito una durata brevissima, — rispose l’ex-comandante della Pobieda. — Avremo certo un acquazzone diluviale. —

Lo Sparviero si era messo in gran corsa, lottando contro il vento che lo investiva di traverso, facendogli fare di quando in quando degli scarti che lo gettavano fuori di rotta.

Verso le dieci la profonda oscurità che avvolgeva l’oceano fu rotta dai primi lampi e i tuoni si mescolarono ai muggiti dei cavalloni e al sibilare acutissimo delle raffiche.

— Sarebbe stato meglio che noi fossimo rimasti a Trinidad, — disse Wassili a Ranzoff, il quale si sforzava di mantenere lo Sparviero sulla sua rotta.

— O peggio, — rispose invece il capitano. — Le raffiche avrebbero potuto scaraventare il fuso contro quel caos di rocce e sfracellarmelo.

No, Wassili, preferisco lottare in mezzo all’oceano, senza ostacoli nè dinanzi, nè di dietro.

D’altronde non c’è alcun motivo di spaventarci. Se questi uragani sono formidabili, sono pure di breve durata, ha detto tuo fratello.

Se il vento continuerà ad aumentare, ci lasceremo trasportare verso levante. Non abbiamo nessuna fretta per ora. —

Diluviava furiosamente. Era un vero doldrums quello che si rovesciava sull’Atlantico.

Non erano goccioloni quelli che scendevano, bensì veri getti d’acqua i quali scrosciavano fragorosamente sul fuso, sulle ali e sui piani orizzontali. I lampi si succedevano ai lampi, quasi senza interruzione, illuminando sinistramente l’oceano tormentato ed irrequieto, e i tuoni diventavano sempre più assordanti.

Vi erano certi momenti in cui pareva che fra le nubi si combattesse una grande battaglia navale, colle possenti artiglierie moderne.

Continuando lo Sparviero a subire degli scarti violentissimi, Ranzoff che temeva per le ali, stava per mettersi alla cappa, come dicono i marinai, ossia per abbandonarsi al vento, quando si udì Rokoff gridare:

— Una nave disalberata!... —