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Il prigioniero 339


Essendo la notte abbastanza chiara, era facile scorgerli dall’alto delle rocce.

— Non mi ero ingannato, — disse Ranzoff. — Aspettano che le testuggini giungano per deporre le uova.

— Ci starei anch’io a mangiare una frittata, — disse Rokoff. — Devono divorarne spesso quei fortunati furfanti.

— Occupiamoci degli uomini invece che delle uova.

— Non chiedo di meglio, signor Ranzoff, almeno pel momento. Volete che cominciamo l’attacco?

— Niente affatto, capitano. Vi ho già detto che noi non dobbiamo agire colla violenza.

Quegli uomini hanno dei fucili, saranno certamente coraggiosi, succederebbe uno scambio di fucilate e ciò allarmerebbe il barone.

No, niente baccano.

— Non riesco a capire come vorrete impadronirvi di quegli uomini senza venire a un corpo a corpo.

— Aspettate, signor impaziente. E poi è un uomo solo che a me occorre e non già tutti.

Non saprei dove metterli. Ah!... Vedete?

— Che cosa?

— Quell’uomo che si allontana seguendo la spiaggia.

— Lo vedo. Che cosa va a cercare?

— Forse a raccogliere delle ostriche. Cerchiamo di catturarlo finchè i suoi compagni aspettano le testuggini. —

Ridiscesero la barriera formata da quella lunga fila di rocce e si misero a correre nella direzione tenuta da quell’uomo.

Percorsi cinquecento metri e, trovato un passaggio, calarono verso la spiaggia nascondendosi in mezzo alle dune di sabbia.

Il compagno dei cacciatori di testuggini continuava a seguire la spiaggia, fermandosi di quando in quando per raccogliere delle frutta di mare che poi poneva nella rete. Era già molto lontano e siccome la costa in quel luogo si piegava, formando un arco molto accentuato, non poteva più scorgere gli altri. La fortuna favoriva in modo straordinario Ranzoff e più presto di quello che credeva.

— Lo attacchiamo? — domandò Rokoff.

Invece di rispondergli il capitano dello Sparviero si volse verso i canadesi.

— Voi che siete sempre in guerra cogl’indiani, in queste faccende dovete essere più abili di noi.