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Wanda 347


aver compiuto un lavoro colossale, poichè tutta la galleria era traforata da feritoie, in modo da poter arrestare quasi di colpo un nemico che avesse osato tentare di forzar il rifugio.

Il capitano dello Sparviero e il cosacco contarono esattamente centosessanta passi, poi dopo aver superato un piccolo ridotto difeso da una mitragliatrice, furono introdotti in una caverna ammobiliata sontuosamente, con tappeti, arazzi, specchi di Venezia e mobili in stile Luigi XV bianchi e oro.

— Aspettate qui, — disse rudemente il quartiermastro ai due messi, indicando loro due ampie poltrone. — Il signor barone verrà fra poco. —

Quattro avventurieri si erano fermati dietro all’ampio arazzo che nascondeva la galleria, mentre gli altri si allontanavano attraverso a parecchi corridoi mascherati da tende di seta gialla a fiorami azzurri.

— Ecco una grotta incantata, — disse Ranzoff, sotto-voce, al capitano dei cosacchi. — Il barone ama il gran lusso, a quanto pare.

— Lui o la signorina Wanda? — chiese Rokoff.

— È una prigione dorata.

— Che accetterei anch’io.

— Silenzio: il barone viene. —

Una tenda che mascherava qualche passaggio si era improvvisamente alzata e un uomo era comparso, dicendo con voce secca, quasi metallica.

— Buon giorno!... —

Era un vecchio sulla sessantina, molto alto e molto robusto ancora, malgrado tante primavere, con una lunga barba semi-incolta ed i capelli bianchissimi.

I suoi occhi brillavano sinistramente, d’una luce intensa, febbrile.

Indossava un semplice costume di marinaio, con stivali altissimi di marocchino giallo.

— Il signor barone di Teriosky? — chiese Ranzoff, togliendosi il berretto.

— Sì, sono io, — rispose il vecchio duramente. — Chi vi manda? Mio figlio, mi hanno detto.

— È vero, signor barone.

— Che cosa vuole?

— Ci ha mandati per informarvi che i vostri due cugini, i signori Wassili e Boris Starinsky sono stati graziati dallo Czar e che sono partiti per destinazione ignota, per riavere la signorina Wanda. —