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78 Capitolo VII.


rotta, rimorchiato energicamente dalla grande elica prodiera e spinto poderosamente dalle due immense ali.

Lo stretto di Tartaria era stato superato ed ora il magnifico e meraviglioso treno-aereo filava sulle sconfinate pianure siberiane, movendo velocemente verso la gigantesca catena degli Jablonovoi, che separa la provincia dell’Amur da quella della Transbaicalia e d’Irkutsk. Quando i primi albori ruppero le tenebre, lo stretto di Tartaria non era più visibile. Sotto lo Sparviero non si vedevano che pianure coperte di neve, interrotte qua e là da foreste di pini, di abeti e di betulle, da qualche minuscolo villaggio formato di miserabili isbe e da qualche grosso corso d’acqua, ormai quasi interamente gelato.

Nevicava ancora e il freddo era intensissimo. Già, tutta la provincia dell’Amur è freddissima nell’inverno e ben poco ha da invidiare alle spiagge settentrionali della Siberia lambite dall’oceano Artico.

Il capitano, che durante il resto della notte non si era mai allontanato dalla bussola, stava per riprendere la sua passeggiata in attesa d’una buona tazza di the, quando Wassili e Boris comparvero sul piccolo ponte, anche essi avvolti in pesanti mantelli foderati internamente di pelo.

— Già scomparso il mare? — chiese il primo, dopo una vigorosa stretta di mano.

— Tu sai che lo Sparviero fila come una rondine marina, — rispose il capitano, offrendo ai due russi alcune sigarette. — Corriamo verso le montagne Jablonovoi.

Io spero di superarle dopo il mezzodì.

— Questa macchina meravigliosa va colla velocità d’un treno americano, — disse Boris, che contemplava, con vivo interesse, l’immensa pianura che si stendeva a perdita d’occhio sotto lo Sparviero.

— Più rapida ancora, comandante, — rispose Ranzoff, — e lo dobbiamo a vostro fratello.

— Ed io lo devo a Kaufmann che mi diede la prima idea, — rispose Wassili. — Il merito principale spetta però sempre a te, mio caro Ranzoff, perchè sei tu che l’hai costruita quando io mi trovavo in fondo alle miniere d’Alghasithal.

— Sui tuoi disegni.

— Lasciamo andare e dividiamoci il merito in parti eguali, — disse Wassili, ridendo. — L’importante è che la macchina volante sia riuscita e come vedi, fratello, il nostro scopo è stato pienamente raggiunto.