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il re della montagna 155

— No: i traditori si tenevano già nei boschi.

In quell’istante la giovinetta, che il mollah sosteneva, comparve, tremante di spavento, sulla porta. Ella si gettò fra le braccia del fidanzato, esclamando con voce soffocata dai singhiozzi:

— Oh! Non lasciarmi, mio Nadir!...

Una scarica violenta che fece tremare le pareti del castello e le vôlte, echeggiò al di fuori, seguita da urla feroci. Nadir si strinse al petto la giovinetta.

— Me la rapiranno! — esclamò con accento disperato. — La segreta angoscia che mi spezzava il cuore, me lo diceva!...

Ad un tratto si raddrizzò cogli occhi fiammeggianti ed i lineamenti contraffatti da un tremendo accesso di furore.

— No — gridò. — Non me la toglierà lo sciàh!... Alle armi, miei prodi montanari!... Dio è con noi!

Le guardie dello sciàh ritornavano alla carica, risolute ad espugnare il vecchio castello ed a farla finita con quel pugno di difensori. Venti volte più numerose, bene armate e disciplinate come erano, non dovevano faticare molto, malgrado le torri fossero alte, le porte robuste, le muraglie d’uno spessore enorme e noto il valore dei prodi figli della nevosa montagna.

Valendosi del numero, assalirono il vecchio edifizio da tutte le parti. Mentre alcuni, armati di tronchi d’albero e di travi rinvenute nelle scuderie, sfondavano le porte scardinandole, altri facevano scariche terribili contro le finestre per impedire ai difensori di mostrarsi e di far fuoco colle pistole o cogli archibugi, ed altri ancora, i più agili, s’arrampicavano su per le pareti, aggrappandosi alle sporgenze delle torri, alle fessure, alle inferriate, cercando di guadagnare le finestre per irrompere nelle sale superiori.

Nadir, Harum e Mirza avevano prontamente organizzata la difesa. Impotenti a respingere dappertutto i nemici, per la scarsità del loro numero, si erano asserragliati nella stanza nuziale, dopo di aver barricato le porte coi divani e di aver chiuso le finestre.

I montanari, che si erano armati dei fucili che si trovavano nel castello, opponevano una resistenza disperata dietro alle porte, che le guardie del re tentavano di sfondare, facendo fuoco attraverso alle fessure ed abbattendo gli uomini che cercavano di scardinare le imposte delle finestre.

Nadir, Harum e Mirza, dopo d’aver posto in salvo la giovinetta,