Pagina:Salgari - Il re della montagna.djvu/158

Da Wikisource.
158 emilio salgari

un urlo terribile. Un pendiah bachi1 gli sbarra il passo; il kandjar del giovanotto lo fa stramazzare a terra senza vita; ma un ghoulam2 di statura gigantesca piomba addosso a Nadir colla rapidità del lampo.

La larga scimitarra del cavaliere del re s’immerge nel petto del giovanotto, il quale stramazza a terra rantolando:

— Mia adorata Fathima!...

Un vecchio dalla barba bianca, collo sguardo ardente come quello d’una tigre, vestito sfarzosamente, gli si precipitò sopra per finirlo con un colpo di kemchir (sciabola); ma Mirza, che aveva seguito Nadir, gli si gettò dinanzi, gridando con accento terribile:

— Mi riconosci tu, traditore?...

— Mirza! — esclamò il vecchio retrocedendo. — Tu qui e vivo ancora?...

— Sì, ma per punirti, maledetto!...

Gli si scagliò addosso col kandjar in pugno; ma le guardie del re, che fuggivano disordinatamente attraverso al fumo ed alle scintille che piovevano dal soffitto già fiammeggiante, li divisero e li travolsero.

Quando Mirza, che era stato gettato a terra, si risollevò, l’ampia sala era solamente ingombra di cadaveri e di feriti, i quali strisciavano sui tappeti già ardenti, mandando urla strazianti, disperate. In mezzo alle ondate di fumo, scorse però un uomo di alta statura che stringeva fra le robuste braccia il corpo inanimato di Nadir.

— Harum! — gridò con voce soffocata.

— Fuggiamo, Mirza — rispose il montanaro. — Il castello sta per crollare.

— È morto? — chiese il povero vecchio scoppiando in singhiozzi.

— Non lo so: fuggiamo, o sarà troppo tardi!...

I due montanari, balzando sopra i cadaveri ed i feriti, attraversarono correndo la sala, scesero precipitosamente le scale, si cacciarono tra il fumo che si addensava nei corridoi e uscirono all’aperto.

Alla luce dell’immenso incendio videro le schiere dello sciàh scendere di corsa le balze della grande montagna, come se avessero paura che l’antico castello saltasse in aria.

  1. Sergente.
  2. Cavaliere del re.