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16 emilio salgari

— Mirza — riprese il giovanotto. — Quando tu avevi vent’anni, non hai mai sentito una fiamma serpeggiare nelle tue vene? Io, vedi, quando dall’alto delle vette nevose miro i scintillanti minareti di Teheran, sento nel sangue una scossa. Cos’è? Io lo ignoro.

Io, vedi, quando odo tuonare il cannone e squillare le trombe, e dall’alto delle rupi vedo caracollare per la pianura i cavalieri del re, provo un fremito d’entusiasmo. Cos’è? Io l’ignoro, ma io invidio quei soldati.

Io, vedi, quando il vento mormora dolcemente sotto le foreste, quando l’aria è imbalsamata del profumo dei fiori, quando il sole splende, provo qui dentro una sensazione strana, sento il cuore che mi batte precipitosamente ed ai miei orecchi odo una voce misteriosa sussurrarmi: Nadir, va’ a Teheran, chè la montagna più non ti basta.

— Ma sogni forse? — chiese il vecchio con voce tremante.

— Non sogno, Mirza.

— Ma non sai, disgraziato, che a Teheran ti attende un pericolo?

— A Teheran... mi attende... un pericolo! — esclamò il giovanotto. — E quale mai? Deliri, Mirza?

— Nadir — disse il vecchio con voce commossa. — Ricordi nulla della tua infanzia?

— Perchè questa domanda?

— Torna indietro dodici anni, Nadir. Eri allora su questa montagna? Eri allora in queste vecchie torri?

— No — disse il giovanotto.

— Era il vecchio Mirza allora quello che ti cantava dolci cantilene, perchè ti addormentassi? Era il vecchio Mirza allora quello che ti baciava e piangeva sulla tua culla? Rispondi, Nadir, rispondi, amico mio.

— No — ripetè il giovanotto con un sospiro. — Sì... sì... mi ricordo di un palazzo grandioso con alte cupole dorate e superbi giardini... mi ricordo di una donna giovane e bella che mi cantava dolci canzoni, che mi prendeva fra le sue braccia, che mi baciava in viso e... che talvolta mi bagnava delle sue lagrime... mi ricordo di un giovane guerriero che veniva spesso a guardarmi quando ero ancora in culla e che mi faceva danzare sulle sue ginocchia. Era alto di statura, era bello, era fiero, e alla cintura portava armi d’oro e al collo grosse perle... E mi ricordo di tanti bei soldati e di tanti superbi cavalieri che si curvavano dinanzi a lui e che lo obbedivano come se fossero suoi