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il re della montagna 171

— Ma se ella è laggiù fra le guardie del re!...

— Passeremo addosso alle guardie.

— Ma se è nella reggia?

— Abbatteremo le muraglie della reggia.

— Tu impazzisci, Mirza.

— No, figliuol mio.

— Ma su chi speri?

Il vecchio si alzò, e mostrando al giovanotto la città che biancheggiava nella grande pianura, disse con voce solenne:

— Nadir, fra breve tu dominerai laggiù e risalirai sul trono di tuo padre.

— È impossibile, Mirza!...

Il vecchio continuò:

— Là batte il cuore della Persia intera, Nadir, e quel cuore, per tanti anni muto, ora batte pel figlio di Luft-Alì.

— Ma tu sogni, Mirza.

— Guarda quelle pianure che si distendono ai tuoi piedi, Nadir, e che il tuo sguardo d’aquila abbraccia: vanno dall’est all’ovest, dal nord al sud, dalle sponde del Mar Caspio a quelle del golfo Persico e dell’Oceano Indiano, dalle frontiere della Russia, della Tartaria e dell’Asia Minore a quelle dell’Afganistan e del Belucistan. Queste terre, che un giorno appartenevano al tuo antenato Nadir sciàh, e che un infame tradimento ti tolse, fra breve ritorneranno tue.

— Ma la mia Fathima?

— Ritornerà tua.

— Ma lo sciàh?

— I traditori tutti morranno.

— E chi spezzerà la loro potenza?...

— Chi?... La rivoluzione, Nadir!

— Non ti comprendo, Mirza.

— A Teheran si cospira, Nadir. Il tuo nome corre già sulle labbra della popolazione e delle tribù belligere delle pianure. I curdi sono nostri, ed hanno giurato sul Corano che combatteranno per te; gli Jakaroubâch stanno affilando le armi; gli Erochlon sono pronti a piombare sulla capitale, e sette khan (capi delle tribù militari) e tre begler-beg (principi governatori di provincia) hanno già abbracciata la tua causa.

— Ma chi ha potuto fare questi miracoli!