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200 emilio salgari

I cavalli, anche senza essere eccitati, resistevano meravigliosamente a quel rapido galoppo. Abituati alle corse sfrenate per le pianure sabbiose e per i deserti, erano capaci di prolungarlo fino all’alba, senza un momento di sosta e senza un sorso d’acqua nè un filo d’erba, essendo d’una sobrietà a tutta prova.

Nessun popolo, nemmeno l’arabo, ha tanta cura dei cavalli come il persiano. Con pazienza inaudita a poco a poco abituano i destrieri a sopportare delle marce lunghissime e dei digiuni incredibili.

Specialmente gli Usbechi, i Farsistani ed i soldati dell’Irak-Adjemi, del Korassan e dell’Aderbidjan li sottopongono a delle prove, che spesso li uccidono. Per mantenerli magri, acciocchè non scemi la loro velocità, e per mantenerli sobri, diminuiscono gradatamente il loro nutrimento al punto di non dare a loro che un pugno d’orzo al giorno, e di tenerli digiuni ventiquattro ore senza che ne soffrano. In tal modo ottengono dei cavalli che possono percorrere sessanta e talvolta perfino ottanta miglia, senza che si arrestino per riposare e per mangiare.

Procedendo con quella rapidità, alle due del mattino i milletrecento cavalieri che seguivano Nadir, avevano già attraversato la pianura di Sultanièh, che si estende dalla capitale persiana ai piedi della catena degli Elbours.

La imponente linea di montagne ormai stava dinanzi a loro. Se i fuggiaschi non l’avevano già varcata scendendo nei piani che corrono verso il Mar Caspio, potevano sperare di raggiungerli prima della loro unione colle truppe del Mesenderan, che dovevano essere ancora assai lontane.

Prima di avventurarsi fra i monti, i khan mandarono alcuni Curdi, che sono valenti nello scoprire le tracce, affinchè cercassero quelle dei fuggiaschi. Quell’esplorazione diede dei risultati insperati, poichè i cavalieri poco dopo ritornavano, per riferire che attraverso ad una gola avevano scoperto le orme recenti di una truppa di sessanta cavalieri.

— Le mie previsioni non si sono ingannate — disse il begler-beg. — Quella gola conduce al kala-i-espid, e noi li sorprenderemo prima che raggiungano le truppe del Mesenderan.

— Ah! Potessi riavere la mia adorata fanciulla! — disse Nadir.

— Non ci sfuggono più, Nadir — disse Mirza. — Renderemo noi all’usurpatore pane per focaccia: egli ci ha assaliti nel nostro castello e noi assaliremo lui nel suo.