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Pagina:Salgari - Il re della montagna.djvu/24

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24 emilio salgari

sezza, riebas, specie di rabarbaro che produce dei granelli d’un sapore squisito e acidulo, rose di China tanto ricercate dalle eleganti persiane, e viti che producono dei grappoli deliziosi, ma che non vengono adoperati per fare il vino, proibendo la religione musulmana il succo fermentato.

Fra le sue meraviglie si cita il palazzo reale, che occupa co’ suoi giardini un quarto della città, splendido per la sua architettura veramente orientale, che nulla ha da invidiare ai grandiosi e pittoreschi palazzi del Bosforo e della capitale turca, superbo per la ricchezza de’ suoi ornamenti e de’ suoi marmi, unico forse al mondo per lo sfarzo delle sue sale, le cui pareti sono, si può dire, coperte d’oro, e dove in una di esse trovasi quel famoso trono coperto di diamanti, fra i quali si ammirano quelli più splendidi dell’antico regno dei Mogol. Si citano pure i giardini reali, che nulla hanno da invidiare a quelli del famoso Palazzo di Estate fatto costruire dall’imperatore Khieng-Lung nei dintorni di Pechino, le moschee dedicate a Hussein, colle alte cupole dorate che scintillano ai raggi dell’ardente sole, la ricchezza e magnificenza dei palazzi dei principi e degli antichi satrapi, e gli arditi minareti che lanciano ad un’altezza vertiginosa le loro sottili colonne, dalle cui cime, all’alba ed al tramonto, i mollah1, col viso volto alla Mecca, la città santa delle popolazioni maomettane, gettano ai credenti i primi versetti del libro sacro del Corano, scritto colla penna di luce:

Bismillahir rahmanir rahim. (Suoni la mia parola in nome di Dio santo ed inesorabile.)

La illah il allah! Mohamed rassoul allah. (Non v’è altro Dio che Dio, e Maometto è il suo Profeta.)

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L’alba cominciava a illuminare le alte cime del Demavend, la cui massa spiccava sul fondo azzurrino e trasparente del cielo ed i mollah non avevano ancora fatta udire la loro voce dall’alto dei minareti, quando un gruppo di cavalieri armati di lunghi fucili e di scintillanti kandjar, coi villosi berrettoni calati sugli occhi, entrava in Teheran.

  1. Preti musulmani.