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il re della montagna | 67 |
— Ti ripeto che Fathima non è mai uscita sola.
— Nessuno sguardo straniero è penetrato in questa casa?...
— Nessuno.
— Risponde la tua testa.
— È tua, padrone, e se ho mentito te l’abbandono.
— Vattene!...
Poi, mentre Aliabad usciva frettolosamente, pallido per la paura provata, il principe, rivolgendosi verso Fathima che era caduta su di un divano, riprese:
— È fissato che tu diverrai la quarta moglie dello sciàh.
— Mai!... — esclamò ella con disperazione.
— Lo voglio!...
— Ti disobbedirò.
— Nessun mi resiste, tu lo sai.
— Ti ucciderò prima di quel giorno.
— Pazzie.
— Te lo giuro.
— Vi sarà chi te lo impedirà.
— Ma abbi compassione di me, signore. Non mi hai mai amata, è vero; ma mi hai rispettata e fatta rispettare ed hai tollerato i miei capricci di fanciulla. Perchè ora vuoi spezzare il mio cuore e fare di me una infelice?...
— Io mi tengo onorato d’imparentarmi coll’uomo più potente della Persia, e sono ambizioso di questo onore, che tutti m’invidiano.
— Imparentarti?... — chiese Fathima stupita. — Ma chi sei tu?... Non sono adunque una straniera per te?...
— Ciò non ti riguarda. Basta così: domani cominciano le feste pel martirio di Hussein, e appena terminate lo sciàh ti riceverà nel suo palazzo. Ho detto: guai a chi mi si oppone.
Il principe uscì pallido per l’ira, chiudendo furiosamente la porta, mentre Fathima scoppiava in pianto.