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capitolo i. — la guida messicana. 121

La guida lo guardò con crescente stupore e parve che si chiedesse, se aveva da fare con un pazzo o con un originale.

— Eh via! — esclamò. — Voi volete scherzare, caballero.

— Non ischerzo. Mio nipote è stato rapito nel Brasile e condotto fra gli Apaches.

— Ma in qual modo? Io non vi comprendo, signor marchese, e non so spiegare come quei selvaggi, che vivono fra le solitudini dell’est, che non hanno mai saputo che esistono altri popoli fuorchè i messicani e gli yankees degli Stati Uniti, e che ignorano perfino l’esistenza del mare, abbiano mandato dei guerrieri a rapire un giovanotto, mentre hanno dei prigionieri in abbondanza, tanti da non saperne talvolta cosa farne e da ucciderli per non mantenerli inutilmente.

— Mi spiegherò, Sanchez. Vuotate un altro bicchiere e prestate attenzione a quanto sto per narrarvi.

Dieci anni or sono, mio nipote Almeida, discendente di una delle più cospicue famiglie del Brasile, ma che una serie di disgraziate circostanze trasse in rovina, veniva rapito da alcuni uomini che si erano imboscati sulle rive del Rio Jacuhy. Quei miserabili, spinti chissà mai da quale scopo misterioso e che ancora oggi ignoro, avevano teso una fune attraverso ad un sentiero, pel quale dovevano passare mio nipote e un suo servo, reduci da una partita di caccia.

Stramazzati i cavalli che i due cacciatori cavalcavano, a causa della fune tesa, quegli uomini, che come vi dissi si stavano imboscati, si gettarono come tigri su mio nipote che era rimasto tramortito per la repentina caduta e lo portarono via. Dove? Io lo ignorai a lungo.

Pare che i rapitori avessero rimontato il fiume con una scialuppa a vapore, e che poi siano fuggiti in mare, attraversando la laguna dos Patos.

Diedi prontamente avviso del rapimento alle autorità brasiliane di Porto Alegre. Si fecero ricerche dovunque; io risalii il fiume fino alla sorgente sperando di trovare qualche traccia o qualche indizio che mi spiegasse il movente di quell’audace colpo di mano; ma le indagini a nulla approdarono, e non seppi più nulla del mio povero nipote.