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228 parte ii. — la grande prateria degli apaches.

tagliati e aperti, nè adorni di capigliature strappate ai nemici; il suo dorso non era nudo, ma coperto da una casacca elegantemente ricamata, di panno azzurro e stretta ai fianchi da una grande fascia rossa, dalla quale sorgevano i calci di due pistole incrostate d’argento e di madreperla.

Bastò a Sanchez un solo sguardo per riconoscere in quel giovane capo un viso-pallido, a malgrado di quello strano abbigliamento da pelle-rossa e da cacciatore di prateria.

— Voi! — esclamò. — Voi siete il Re della prateria!...

— Sì, sono io, — disse il capo, che guardava con una certa curiosità il messicano.

— Siete l’erede del Sackem Grande Aquila?

— Sì.

— Il marchesino Almeida Mendoza y Araniuez? —

Nell’udire quel nome, il giovane capo indietreggiò di due passi col viso alterato da uno stupore impossibile a descriversi, mandando un grido soffocato.

Per alcuni istanti rimase silenzioso, come se quello stupore gli avesse paralizzata la lingua, poi avvicinandosi bruscamente a Sanchez, gli disse con voce rotta:

— Ripeti quel nome!... Temo di aver udito male!

— Vi chiedo, Sackem, se siete il marchesino brasiliano Almeida Mendoza y Araniuez.