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232 parte ii. — la grande prateria degli apaches.

Poi non parlò più e tornò ad immergersi in profondi pensieri.

Alla mezzanotte la banda indiana, dopo una corsa furiosa di due ore, giungeva ai piedi della montagna Lana Negra. Cento guerrieri guidati dal sackem Corvo Nero e centocinquanta cavalli freschi e scelti fra i migliori ed i più veloci, aspettavano il Re della prateria. Gl’Indiani lasciarono i loro mustani mezzo rattrappiti per la lunga corsa, balzarono sui freschi e ripartirono senza un istante di riposo, seguìti dal Corvo Nero e dai suoi soldati.

Sanchez e il marchesino, che avevano inforcati altri cavalli, che non dovevano essere meno rapidi degli altri due, galoppavano in testa alle due bande.

Nessuno parlava: tutti erano intenti a spronare i loro destrieri, i quali precipitavano la corsa, facendo tremare il suolo e varcando come fulmini praterie, boschetti, colline, torrentelli e piani sabbiosi. Alle quattro non distavano che poche miglia dal Rio Verde. I poveri animali grondavano sudore e schiuma e parevano sfiniti, ma gl’Indiani li eccitavano senza posa, percuotendoli colle aste delle lance.

Gli astri cominciavano ad impallidire e all’oriente una luce biancastra s’innalzava, dilatandosi rapidamente. Fra pochi minuti il sole doveva apparire dietro le lontane vette della Sierra Calabasa e lanciare, sulla verdeggiante prateria, i suoi fasci luminosi; fra pochi minuti doveva cominciare anche lo spaventevole supplizio dei prigionieri.

Già cominciavano ad apparire, sull’orizzonte, i boschi che si estendono lungo la riviera Verde, quando in lontananza si udirono degli urli ed un furioso abbaiare di cani.

Almeida impallidì e mandò un grido di disperazione.

— Spronate! Spronate! — tuonò. — Odo il canto di morte degli Apachi del Saltatore!... —

I cavalli, vigorosamente percossi, in pochi minuti attraversarono l’ultimo lembo della prateria, si cacciarono sotto il bosco ed irruppero come un uragano nel campo del Saltatore, travolgendo le sentinelle che non avevano avuto il tempo di ritirarsi.

Gl’Indiani del Saltatore si erano radunati attorno al palo della tortura, al quale si vedeva legato un uomo, e danzavano