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32 parte i. — l’albatros.

— Ma quel fratello fuggito molti anni fa e che mi avete accennato...

— Cosa vorresti dire, Mumbai?

— Che ne so io? — disse il gigante, crollando il capo. — Sapete dove si trovi quel fratello del marchesino?

— Non mi sono mai occupato di lui, e poi non era suo fratello dal lato paterno.

— Appunto per questo sospetto...

— Oh!... — esclamò il capitano Nunez, alzandosi in piedi.

— Vedo un fanale laggiù! — esclamò Mumbai, che si era pure alzato.

— Lo vedo anch’io.

— Che sia il francese?

— Non ti pare che quel fanale sia molto basso?

— Mi sembra che sfiori l’acqua.

— Non può essere che la scialuppa del francese, — disse il capitano, puntando il cannocchiale verso il sud, dove si vedeva brillare, fra le fitte tenebre, un punto luminoso che pareva solcasse l’orizzonte con estrema rapidità.

— Ohe! — gridò il gigante curvandosi verso la coperta della nave. — Virate di bordo e mettete il brick in panna.

Carrai! — esclamò Nunez, abbassando il cannocchiale. — È tanto buio da non poter distinguere bene; ma quel fanale, o punto luminoso che sia, si dirige da questa parte. —

Infatti lo spagnolo non s’ingannava. Il punto luminoso si dirigeva precisamente verso il faro, dinanzi al quale si trovava il legno negriero. Dietro si scorgevano talvolta delle scintille che tosto si spegnevano e dei riflessi rossastri che subito si dileguavano.

Dieci minuti dopo, il capitano e il mastro distinsero una massa oscura, che fendeva le larghe ondate dell’Oceano e che manovrava in modo da accostarsi alla nave negriera.

— Ohe! Della scialuppa! — gridò il capitano.

— Ohe! Della nave! — rispose una voce che veniva dal mare. — Appartenete all’Albatros?

— E di Cadice, signor di Chivry, — rispose il capitano Nunez.

— Gettate una scala! —