Pagina:Salgari - Il tesoro del presidente del Paraguay.djvu/133

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— Bah! Corrono come cervi anche a piedi, e devono essere già molto lontani quei due che avete così bene scavalcati. Quanto agli altri, mi pare di vederli galoppare incontro alla banda che c’insegue. Ad ogni modo caricate le armi e tenetevi tutti pronti.

— Sta bene.

— Avanti!

Ramon lasciò andare il cavallo selvaggio che conduceva a mano e che era più d’impiccio che di utilità, balzò sull’altro e si mise alla testa del piccolo gruppo, dirigendosi verso il sud, dov’era certo d’incontrare fra breve il Rio Negro. Diego, dopo essersi legato per bene al petto Cardozo con un solido laccio, onde all’occorrenza aver le mani libere, e di aver caricato la carabina, gli si mise dietro, mentre Pedro si poneva alla retroguardia.

Gli indiani erano allora lontani un mezzo chilometro e spronavano i loro cavalli, mandando sempre acute grida. Sapendo senza dubbio di aver dinanzi più cavalieri, si erano allargati in forma di mezzo cerchio, onde poterli prendere in mezzo tutti. Alcuni di loro però si vedevano galoppare verso l’ovest dietro al pallone, che continuava a trascinarsi per la prateria, facendo di quando in quando dei balzi giganteschi per poi ricadere e quindi risalire.

Per una buona mezz’ora nulla accadde di straordinario. I fuggitivi, spronando sempre, riuscirono a mantenere la distanza, anzi a guadagnare qualche centinaio di metri sugli inseguitori; ma ben presto le cose si cambiarono a loro svantaggio.

Mentre stavano superando un tratto di terreno ingombro di cespugli di luma, dalle cui frutta gl’indiani traggono un ottimo vino, e di boughe, alberi sacri per gli araucani e dalla cui corteccia si estrae una specie di cannella, videro alzarsi dieci o dodici cavalieri colà posti in agguato o che forse si erano fermati per far riposare i loro cavalli durante l’inseguimento del pallone.

Carramba! — esclamò Ramon, ripiegandosi frettolosamente verso i compagni che si erano subito arrestati col