Pagina:Salgari - Il tesoro del presidente del Paraguay.djvu/135

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ai cespugli e che guadagnavano rapidamente via, si mise sul dinanzi della sella il trombone, arrotolò il lazo, poi lanciò il cavallo verso l’est.

— Lo inseguiranno? — chiese Diego.

— Certamente, — rispose Ramon con voce tranquilla. — Eccoli!

— E sfuggirà ai bolas? Quei cani di patagoni sono infallibili nel lanciarli.

— Pedro ha buoni occhi e non si lascerà cogliere; di più non permetterà loro di avvicinarsi troppo, finché avrà polvere e chiodi da cacciar nel suo trombone.

La piccola banda che precedeva il grosso della truppa, vedendo Pedro separarsi dal gruppo e fuggire verso l’est, si era precipitata dietro di lui, mandando spaventevoli vociferazioni, considerandolo ormai una preda sicura. Solamente uno di loro aveva continuato a inseguire Ramon e Diego, tenendosi però in distanza.

— Ah! Birbante! — esclamò Ramon.

— Perché non segue i suoi compagni?

— Non lo comprendete?

— No davvero.

— Aspetta il grosso della truppa per lanciarla dietro di noi.

— Si potrebbe spacciarlo.

— Le vostre carabine che portata hanno?

— Lanciano una palla a ottocento metri.

— E quell’uomo non ne dista che quattrocento. Volete tentare?

— È presto fatto.

Il mastro arrestò il cavallo, accomodò Cardozo sulla sella, staccò dall’arcione una carabina e la puntò sull’indiano, mirando con grande attenzione. Un mezzo minuto dopo un’acuta detonazione rimbombava nella prateria. L’indiano, colpito dall’infallibile palla del marinajo, si accasciò sul collo del suo cavallo, poi stramazzò pesantemente a terra, rimanendo immobile.

— Bel colpo! — esclamò Ramon.