Pagina:Salgari - Il tesoro del presidente del Paraguay.djvu/182

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pesce arriva e l’abbocca, con una sveltezza straordinaria allungano le zampe e lo prendono.

Volsero le spalle al fiume per sorprendere il giaguaro per di dietro e si addentrarono nuovamente nel bosco, procedendo con infinite cautele e nel più profondo silenzio. Diego, che conosceva l’audacia di tali carnivori e che non ignorava le loro furberie e la loro agilità veramente straordinaria, di quando in quando si arrestava per tendere meglio gli orecchi e per esaminare attentamente i cespugli e gli alberi circostanti.

In capo ad un quarto d’ora i due cacciatori giunsero a pochi passi dal luogo dove trovavasi il felino. Scostarono pian piano i rami che impedivano a loro di vedere e guardarono verso il fiume: ma, con loro grande sorpresa e anche non poco terrore, non lo videro più.

Si era accorto del loro avvicinarsi, o, dopo di aver divorato qualche pesce, si era allontanato? Si trovava ancora nei dintorni, o era fuggito?

— Ragazzo mio, stiamo in guardia, — mormorò il mastro, gettando un rapido sguardo fra i cespugli e sui rami degli alberi. — Forse ci ha uditi e s’è posto in agguato per balzarci addosso.

— Ma io nulla odo.

— Sono agili e leggeri, e... Zitto!

Alla sua destra aveva udito un leggero fruscìo ed aveva veduto muoversi un cespuglio. Armò rapidamente la carabina e attese, mentre Cardozo faceva altrettanto, ma tenendo gli occhi fissi sui cespugli di sinistra.

Alcuni rami si mossero lentamente e si udì un brontolìo, che però diventava sempre più soffocato.

— È là? — disse Diego. — Ci ha sentiti, e forse ci spia.

— Che ci attacchi?

— Se è affamato, non esiterà a farlo.

— Cosa facciamo?

— Credi di essere sicuro del tuo colpo?

— Ho un certo tremito nelle braccia, ma non ho paura, — rispose il coraggioso ragazzo.