Pagina:Salgari - Il tesoro del presidente del Paraguay.djvu/227

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— Non mi pare, — rispose il mastro, vedendo l’agente del Governo rialzarsi senza bisogno di ajuto. — Vi confesso però che il capitombolo è stato molto brusco e che, senza questi cactus, non so chi di noi avrebbe le membra intatte, mio caro Ramon. Ma che cosa avete messo su questo sentiero, per farci stramazzare tutti e tre?

— Il mio lazo, teso fortemente fra due cespugli, — rispose il gaucho.

— E per chi ci avevate presi adunque?

— Per Patagoni lanciati dietro le mie tracce.

— Bah! Sono tutti ubriachi fradici.

— Chi? I Patagoni?

— E ubriachi di câna eccellente, — aggiunse Cardozo.

— E voi avete approfittato per fuggire.

— Lo vedete.

— Sono felicissimo di rivedervi liberi, signori. Io però vi seguivo da lungo tempo, sperando di farvi fuggire.

— E noi vi ringraziamo di tutto cuore, poichè sappiamo molte cose sui vostri audaci tentativi per sbarazzarci dei nostri guardiani.

— Mi avevate riconosciuto adunque? — chiese il gaucho ridendo.

— Per Bacco! Non ci voleva molto, caro amico, per riconoscervi. Ma...

— Che cosa, mastro Diego?

Il vecchio lupo di mare si era arrestato bruscamente, guardando fisso fisso il gaucho.

— Dite, — mormorò Ramon.

— Vi cagionerò forse del dolore.

— Vi comprendo, — disse il gaucho con accento triste. — Mio fratello è morto.

— Ucciso?

— Dai Patagoni: ho trovato il suo cadavere attraversato da due colpi di lancia.

— Povero Pedro! — esclamarono ad una voce il mastro e Cardozo.

— Oh! Ma l’ho vendicato! — esclamò il gaucho, il cui