Pagina:Salgari - Il tesoro del presidente del Paraguay.djvu/240

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XXVII.

Ancora i Patagoni.


T

utto il giorno i cacciatori batterono la prateria in tutti i sensi, spingendosi parecchie miglia verso il nord e tirando numerosi colpi di fucile sulla selvaggina che incontravano. Giunta la sera, erano tanto carichi da non essere quasi capaci di portare le numerose prede alla estancia.

Sei armadilli, due orsi formichieri, tre struzzi e una mezza dozzina di viscacha formavano il loro pesante bagaglio, che bene o male rimorchiarono fino alla capanna, dove li attendeva il signor Calderon, il quale durante la lunga giornata non aveva abbandonato un solo istante il suo posto.

Il gaucho non era ancora ritornato; ma nè il mastro, nè Cardozo s’inquietarono, quantunque da qualche ora il tempo si fosse cambiato, minacciando di scatenare uno di quei terribili uragani, di cui vanno famose le pampas della Repubblica Argentina. Senza dubbio il bravo cavaliere, non trovando cavalli nelle vicinanze, si era spinto verso il lago Urre, che si trovava a una trentina di miglia più al nord.

— Verrà domani, — disse il mastro a Cardozo, che lo interrogava. — Un gaucho sa sempre trovare la sua strada senza bisogno di bussole e sa anche trovare un rifugio contro gli uragani delle pampas. Non dobbiamo inquietarci di questo suo ritardo.

Cardozo, un po’ tranquillato da quelle parole, accese il