Pagina:Salgari - Il tesoro del presidente del Paraguay.djvu/28

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dante con ironia. — Vi credevo nella vostra cabina al sicuro dalle palle degli alleati.

— Vi ho fatto una domanda, non vi ho detto di scherzare alle mie spalle, — disse l’agente del Governo con voce pacata, ma quasi minacciosa.

— Allora vi dirò che questo colpo di cannone farà accorrere tutta la flotta nemica, la quale ci chiuderà la via. Guardate se ho ragione.

Infatti i fanali delle navi, poco prima immobili, si erano messi in movimento e si avvicinavano rapidamente. Per di più, dei razzi s’alzavano sulla costa, solcando le tenebre in tutte le direzioni.

— Passerete? — chiese l’agente del Governo, dopo alcuni istanti di silenzio.

— È impossibile, ora che siamo stati scoperti.

— E dunque che avete intenzione di fare? Se ci gettassimo alla costa?

— Non avremo fatto un miglio entro terra, che avremo addosso i soldati argentini o del Montevideo.

— E dunque che contate di fare?

— Riprendere il largo, salvare il tesoro del Presidente e poi tornare qui per farmi uccidere, onde non lasciarvi il sospetto che io abbia avuto paura degli alleati, — rispose il capitano con fierezza.

— Non so con quali mezzi intendete di salvare i milioni del signor Lopez.

— È affare che riguarda me solo.

— No, signore, e vi ordino di forzare il passo, dovessimo andare a picco tutti.

— Dopo, prima no.

— Capitano Candell, voi mi ubbidirete, o darò io il comando di andare innanzi.

— Fatelo, signore, e vedremo se i miei fedeli marinai ubbidiranno a voi o a me.

L’agente del Governo, ben comprendendo che sarebbe stata una prova inutile, si morse le labbra e fece un gesto di dispetto.