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conda immagine dell’oggetto in vista, come se si rifrangessero in uno specchio o in una superficie d’acqua. Nel nostro caso gli strati d’aria disuguali sono vicini al mare; ma avviene talvolta che lo sieno invece quelli superiori, e allora gli oggetti si rappresentano capovolti.

— Ho udito parlare ancora di questo fenomeno, signor Calderon. Un mio amico francese, che fece parte della spedizione di Egitto col grande Napoleone, mi narrò più volte delle grandi disillusioni provate in quelle sabbie in causa del miraggio.

— Nelle pianure sabbiose il fenomeno è comunissimo in causa del grande calore.

Ad un tratto il pallone scomparve.

— Buon viaggio, — disse Cardozo.

— Il fenomeno è finito, — disse l’agente. — Gli strati d’aria hanno ripreso il loro equilibrio.

Poi abbandonò il posto, tornò a sdraiarsi sui sacchi e non parlò più.

Il mastro e il ragazzo continuarono a rimanere in osservazione scrutando sempre l’orizzonte, che si manteneva ostinatamente deserto, e seguendo con qualche ansietà il nero nuvolone che non cessava di alzarsi, minacciando di invadere tutto il cielo.

Verso le tre pomeridiane il vento, che fino allora si era mantenuto debole, quasi improvvisamente accrebbe. Una raffica uscì dal seno della nuvola e spazzò l’oceano, alzandolo in larghe ondate e facendo trabalzare vivamente il pallone, il quale raddoppiò la marcia, ora alzandosi e ora abbassandosi.

A poco a poco l’acqua prese una tinta più oscura, cominciò a ribollire come se fosse mossa da forze sottomarine, indi si formarono delle alte ondate che si misero a correre dall’ovest all’est, urtandosi e sfasciandosi con lunghi muggiti.

Alcuni spruzzi giunsero fino alla navicella, che talvolta scendeva di parecchi metri, come se al pallone di quando in quando venissero a mancare le forze.

— Siamo ammalati, — disse Cardozo, che esaminava attentamente l’aerostato. — Il poveretto a poco a poco perde il suo sangue.