Pagina:Salgari - Il tesoro del presidente del Paraguay.djvu/86

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verse direzioni.

Cardozo e l’agente del Governo scaricarono la seconda carabina e le due pistole in mezzo al gruppo. Un cavallo cadde e un altro cavaliere stramazzò in mezzo alle erbe.

Gl’Indiani, resi più circospetti da quei colpi maestri, contro i quali non potevano opporre che le bolas, rallentarono la marcia, continuando però le loro spaventevoli vociferazioni.

Quel momento di tregua bastò al mastro, che tagliava con una specie di furore le numerose corde sostenenti la navicella.

— Attenzione! — esclamò. — Tenetevi saldi.

— Ci siamo, — rispose Cardozo.

Il mastro passò sul cerchio e con due colpi di coltello recise le due ultime corde. La navicella precipitò pesantemente a terra, sprofondando fra le alte erbe.

Il pallone, bruscamente alleggerito di quel peso, che toccava i cento chilogrammi, si alzò con grande rapidità. In brevi istanti i cavalieri, che si erano precipitati verso il luogo ov’era caduta la navicella, diventarono appena appena visibili, e le loro grida divennero così fioche, che a gran pena si udivano.

— Tremila... quattromila... cinquemila metri! — esclamò il mastro, che aveva portato con sé un barometro. — I Pampas non ci prendono più. Ah! Ragazzo mio, hai avuto una grande idea, e ti ringrazio di cuore.

— Si trattava di salvare la pelle, marinajo, — rispose Cardozo, — e ci tenevo molto a conservarla. Che brutto viso avranno fatto gl’Indiani vedendoci salire così rapidamente, quando già credevano di tenerci in loro mano!

— Se giungono a riprenderci, ti assicuro che ci faranno scontare la gherminella, come pure ci faranno pagare a prezzo di sangue la morte del loro capo. Ragazzo mio, che colpo d’occhio hai tu! Mi hai spacciato quel povero selvaggio come se fosse un uccellino, e glie l’hai piantata proprio in fronte la palla. Che bersagliere!

— Si fa come si può, — rispose modestamente il ragazzo.

— E spero che di questi colpi ne farai ancora, se la nostra cattiva stella ci riconduce fra quelle ardite canaglie.