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222 Capitolo Ventitreesimo.

datti, sanno dare alle loro imbarcazioni delle forme stupende senza comprometterne la stabilità e non di rado le adornano di sculture che rappresentano bene o male teste di caimano, di giaguaro o di serpenti.

La canoa era già stata interamente vuotata e sbarazzata delle piante acquatiche che avevano cominciato a spuntare, segno non dubbio della sua lunga immersione, quando un secondo lupo guarà uscì dalla foresta, fuggendo a precipizio.

— Qualcuno sta per giungere, — disse Alvaro. — Sbrighiamoci. —

Prese fra le braccia Diaz e lo portò nella canoa dove già il mozzo aveva preparato un letto formato con foglie di palma.

Ve lo adagiarono delicatamente, imbarcarono le frutta raccolte, le cortecce dell’albero delle stoviglie e l’argilla e presero le pagaie spingendosi rapidamente al largo.

— In mezzo alla savana, un po’ a mezzodì, — disse Diaz ad Alvaro. — È là che ho scoperta l’isola che ci servirà di rifugio. —

Si erano allontanati di cinquanta o sessanta passi, quando alcuni selvaggi, spaventosamente dipinti e colle teste adorne di piume, irruppero dalla foresta gettando clamori assordanti.

— I Caheti! — esclamò Diaz, facendosi smorto. — Guardiamoci da loro! Sono ben peggiori degli Eimuri costoro!

— Forza, Garcia! — gridò Alvaro.

I selvaggi vedendo la canoa allontanarsi, avevano cominciato a soffiar dentro le gravatane, colla speranza di abbattere i remiganti i quali, per buona fortuna, avevano avuto il tempo di mettersi fuori di portata da quelle frecce probabilmente avvelenate col succo mortale del curaro.

Vedendo che la canoa guadagnava rapidamente via, alcuni selvaggi si gettarono coraggiosamente in acqua; non avevano però percorsi dieci metri, quando urla di terrore s’alzarono.

Due enormi jacarè che sonnecchiavano forse sotto le larghe foglie delle victoria, irritati di essere stati disturbati, si erano improvvisamente scagliati sui nuotatori, portandosene via uno.

Gli altri, spaventati, erano tornati precipitosamente alla riva dove i loro compagni gridavano a piena gola senza però osare di assalire i due caimani.

— Eccoli arrestati di colpo, — disse Diaz. — Dove vi sono gli jacarè l’indiano non si tuffa e se non trovano dei canotti non ci prenderanno.