Pagina:Salgari - L'Uomo di fuoco.djvu/269

Da Wikisource.

Rospo Enfiato. 263

immenso la gigantesca foresta, a giudicarlo dal volume delle sue acque.

— L'Ibira, — disse Rospo Enfiato, volgendosi verso il marinaio. — Salendolo noi giungeremo in un paio di giorni nel paese dei Tupy.

— Sono abitate le sue rive?

— Lo sospetto, — rispose l'indiano.

— Dai Tupy?

— Sì.

— Allora ci scopriranno.

— Navigheremo solamente di notte.

— Se si accorgono della nostra presenza ci chiuderanno il passo.

— Lo so ed i Tupy non mancano di canoe. Saliremo fin che potremo, poi ci getteremo nella foresta. Là almeno saremo al sicuro e ci sarà più facile accostarci ai villaggi dei Tupy.

Riposiamoci un po’ e ceniamo. —

Si spinsero verso la riva sinistra la quale era coperta da enormi palme maurizie, piante preziosissime perchè, prima che mettano i fiori, dai loro tronchi si può estrarre una certa sostanza farinosa che disseccata ed impastata può benissimo surrogare le gallette di mandioca, e col succo fermentato, che cola abbondante incidendo la corteccia, si può ottenere una specie di vino dolce ed inebbriante che è assai gustato anche dagl’indiani.

Rospo Enfiato battè la riva per cinque o seicento metri onde assicurarsi che non vi fosse nei dintorni alcuna abitazione, poi accese il fuoco e preparò rapidamente la cena, mettendo sui carboni una bella traira e nella pentola un paio di uccelli acquatici e due tuberi lunghi quasi un piede, grossi come il polpaccio d’un uomo e dolcissimi, che aveva raccolti durante la sua breve esplorazione.

Quando tutto fu pronto, si trasse in disparte, non usando gl’indiani brasiliani mangiare l’un presso l’altro, nemmeno in famiglia e vuotò destramente la sua pentola colma di brodo, servendosi non già del cucchiaio, bensì del dito indice e medio e con tale rapidità da terminare prima dei due europei.

Anche la traira fu divorata senza che perdesse tempo a pulirla delle spine e delle scaglie. Di boccone in boccone separava le une e le altre servendosi della lingua al pari delle scimmie, cacciandole in un angolo della bocca, per rigettarle poi tutte insieme a pasto finito.