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Fra i pecari e le mosche-cartone | 141 |
— Ve ne sono di velenosi?
— Di quelli che ti uccidono in meno di cinque secondi.
— Diavolo!... Voi mi spaventate.
— Bisogna procedere con prudenza. Animo, entriamo in piena foresta.
Quella foresta meritava il nome di vergine. Non vi erano sentieri, ma solo radi passaggi aperti senza dubbio dalle fiere, così stretti e tortuosi che a malapena permettevano d’inoltrarsi.
Era una confusione enorme di vegetali dalle foglie gigantesche, le quali proiettavano una cupa ombra. Si vedevano macchioni di palme della cera (ceroscylum andicola), superbe piante i cui tronchi raggiungono sovente un’altezza di cinquanta metri e dalle cui foglie si estrae una eccellente cera chiamata carnanbeira; macchioni di palme tucumà, murumcerù e ayri, colle cui foglie si fabbricano dei tessuti finissimi mentre dalla polpa delle frutta si ricava dell’olio; delle palme assuly le cui frutta danno pure olio e vengono anche adoperate per la fabbricazione d’un liquore che chiamasi appunto assuly'; dei papaya, o alberi dei poponi, somigliando le loro frutta a quei cucurbitacei, quantunque siano meno saporiti; poi dei grandi simaruba la cui scorza ha proprietà toniche mentre i fiori sono