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56 la città dell'oro

— Non saprei, — rispose il dottore, che scrutava gli alberi. — Non ho mai udito questa nota.

— Che l’abbia lanciata qualche scimmia di nuova specie?

— O qualche uccello? — chiese Alonzo.

— Vi dico che non ho mai udito questo grido, — rispose il dottore, — eppure sono dieci anni che percorro le sponde dell’Orenoco.

— Che sia un segnale?

— Emesso da chi, don Raffaele? Che io sappia non vi sono indiani in questi dintorni.

— Zitto!...

Il grido si ripetè ma con una intensità tale da potersi udire a tre miglia di distanza. Rassomigliava a quello stridente del tucano, ma infinitamente più potente.

— Yaruri, — disse don Raffaele, volgendosi verso l’indiano sempre impassibile. — Hai udito altre volte questo grido?

— Mai, — rispose questi.

— Non sai spiegarlo?

— No.

— Sai dirmi da dove viene?

— Dalla sponda.

— Lontano da noi?

— Un miglio almeno.