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8 Capitolo secondo


Capitolo II

I misteri delle foreste

Alla luce della luna, la quale faceva allora capolino dietro le alte cime della foresta, facendo scintillare le acque come se fossero d’argento liquefatto, i due cacciatori avevano scorta una massa enorme, mostruosa, sorgere presso la riva destra del fiume e avanzarsi lentamente verso l’isolotto.

Non si poteva ingannarsi sulla sua specie: era un vero ippopotamo, animali che se sono diventati assai scarsi nelle regioni bagnate dal Nilo, sono ancora numerosissimi nei fiumi della Costa dell’Avorio, dove godono una quasi perfetta sicurezza, essendo in generale i cacciatori negri cattivi bersaglieri e provveduti di armi troppo vecchie per cimentarsi, con qualche successo, con quei colossi.

L’animale, che era sorto dalle profondità del fiume per cercare la cena, era uno dei più grossi che Alfredo avesse fino allora veduti.

La luna che lo illuminava in pieno, permetteva ai due cacciatori di vederlo distintamente, come se fosse giorno.

Quel re dei fiumi, perchè è in realtà un vero re, non trovandosi alcun altro animale capace di disputargli il potere nelle acque che frequenta, nemmeno il coccodrillo il quale pare che lo eviti con grande cura, misurava circa tredici piedi di lunghezza, ossia oltre quattro metri, ed aveva una circonferenza enorme, superiore di qualche piede alla misura sopraddetta.

La sua testa, di proporzioni mostruose, carnosa, rigonfia verso l’estremità aveva una bocca di due piedi d’apertura e mostrava una formidabile dentatura, composta di trentasei zanne fra cui quattro canini lunghi quaranta e più centimetri.

Il mostro, dopo d’aver nuotato alcuni istanti, era salito su di un banco, mostrando il suo corpaccio di colore bruno oscuro, ma con dei riflessi fulvi e sprovveduto di peli, e le sue zampacce brevi e tozze; pareva che prima di decidersi ad avanzare, volesse assicurarsi dell’assenza dei nemici, fiutando replicatamente e molto rumorosamente l’aria.