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Assediato in una trappola da elefanti 161

mancherebbe altro che mi cadesse addosso!... Mi hanno detto che i vecchi solitari sono così cattivi, da scagliarsi contro tutti gli uomini che incontrano. Se la proboscide mi afferra, per me è finita!... —

Vedendo la tromba agitarsi in tutti i sensi e cercare lungo le pareti della trappola, Antao si gettò a terra, tirandosi addosso il cadavere della iena. Sperava in tale modo di non venire scoperto, ma ben presto s’accorse che l’estremità di quella formidabile appendice, cercava d’insinuarsi fra i cadaveri per afferrarlo.

Pazzo di terrore, si sbarazzò della iena e si rifugiò dall’altra parte della buca, impugnando il suo spiedo.

Vedendo la tromba a due passi, con uno sforzo disperato le vibrò un colpo di punta, ma non potè constatare gli effetti di quella coltellata, poichè ricevette in pieno corpo una scarica di fango e d’acqua così impetuosa, da ruzzolare colle gambe all’aria.

— Sono morto!... — urlò.

Quasi nel medesimo istante udì echeggiare, a breve distanza, due spari, seguìti dal barrito formidabile del gigantesco animale.


Capitolo XXIII

L’imboscata dei Krepi


Quando il povero Antao, inzaccherato di fango dai piedi ai capelli, si rialzò per scuotersi di dosso quel sudiciume, invece dell’elefante, vide sull’orlo della trappola Alfredo ed Asseybo, che tenevano nelle mani due rami resinosi accesi.

— Morte di tutti gli elefanti dell’Africa!... — urlò. — Tu, Alfredo?... Un momento di ritardo e ti giuro, amico, che Antao non avrebbe mai veduto il muso di quel furfante di Kalani, nè quello di Geletè!...

— Ma cosa fai in quella trappola!... — esclamò Alfredo, abbassando il ramo per vederlo.

— Cosa faccio?... — rispose Antao, che aveva riacquistato subito il suo buon umore. — Lo vedi, tengo compagnia ai morti.