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164 Capitolo ventitreesimo

Piegando a destra trovarono ben presto il fiume che doveva guidarli all’accampamento, secondo i loro calcoli. Le sue rive però erano coperte d’una vegetazione così fitta, da impedire a loro di poterlo costeggiare, sicchè si videro costretti a rientrare nella foresta, dove potevano trovare dei passaggi meno faticosi.

Dopo un breve consiglio si erano rimessi animosamente in marcia, ansiosi di giungere all’accampamento dopo tante ore d’assenza, quando furono bruscamente arrestati da una grande ombra che s’avanzava lentamente, muovendo loro incontro.

— Morte di Giove!... — esclamò Antao. — È un altro elefante che viene a romperci le tasche?... È proprio scritto che questa notte dobbiamo fare dei cattivi incontri?... Comincio ad averne fino ai capelli, delle bestie africane.

— Non ti sembra che sia un elefante, — rispose Alfredo, che si era arrestato dietro il tronco d’un grosso albero. — Stiamo in guardia, amici, perchè temo che quella massa enorme sia un rinoceronte.

— Od un ippopotamo in cerca di cibo?... — disse Asseybo. — Il fiume è vicino, padrone.

— Credo che tu abbia ragione. Se si trattasse d’uno di quei brutti rinoceronti, a quest’ora ci avrebbe caricati.

— Cosa facciamo? — chiese Antao. — Se è un ippopotamo, lasciamolo pascolare a suo comodo.

— Ma mi pare che si occupi più di noi che delle radici che costituiscono il suo piatto favorito. Non vedi che si dirige proprio qui?...

— Sarà un curioso.

— Ma un curioso pericoloso, Antao.

— Lo saluteremo con una buona scarica.

— Stiamo prima a vedere cosa farà. Mi pare che non abbia intenzioni cattive, almeno per ora. —

Veramente quell’ippopotamo, tale almeno doveva essere a giudicarlo dalla sua andatura pesante ed incerta, pareva che non avesse idee bellicose, poichè continuava placidamente la sua marcia, semituffato fra le alte erbe che crescevano sotto gli alberi.

Doveva aver scorto i tre uomini od udite le loro voci, pure continuava ad avvicinarsi all’albero dietro a cui si tenevano celati, senza però affrettarsi e con certi movimenti così impacciati che facevano ridere il portoghese.