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L’imboscata dei Krepi 167

misero senz’altro in marcia a passo di corsa, seguìti da tutti gli altri che erano armati di lance e che parevano incaricati di proteggere la ritirata.

— Morte di Nettuno!... — urlò Antao. — Cosa significa questo rapimento, Alfredo?...

— Non ne so più di te, mio povero amico.

— Ma chi credi che siano questi?...

— Dei Krepi senza dubbio.

— Che crepino davvero. Ci hanno proprio teso un agguato.

— Ci aspettavano, Antao.

— Nascosti nella pelle d’un ippopotamo!... L’idea è stata almeno assai originale.

— Si vede che ci temevano e che non osavano assalirci di fronte.

— E Asseybo, che l’abbiano preso?...

— Credo che sia riuscito a prendere il largo poichè non abbiamo udito nessun altro colpo di fucile, anzi mi pare d’aver veduto ritornare coloro che si erano lanciati dietro di lui.

— Alfredo!... — esclamò ad un tratto il portoghese, con ispavento.

— Cosa vuoi?...

— Ed il nostro accampamento?... Che questi negri l’abbiano assalito?...

— Non avrebbero mancato di saccheggiarlo ed io non ho veduto nè una cassa nè un cavallo, e poi avremmo udito degli spari.

— Allora questi misteriosi rapitori l’avevano solamente con noi.

— Così sembra.

— Ma cosa vorranno farci?... Ucciderci forse?...

— Non ho questo timore. I negri di queste regioni rispettano gli uomini bianchi e li temono troppo per osare d’ucciderli. Spero che avremo ben presto la spiegazione di questo rapimento. —

Intanto i negri continuavano la loro corsa precipitosa attraverso alla grande foresta. Quei robusti ed infaticabili camminatori, filavano come cavalli lanciati al galoppo, seguendo un sentiero che forse essi soli conoscevano, seguìti sempre da vicino dalla scorta armata.

Ad un tratto giunsero sul margine d’una vasta pianura co-