Pagina:Salgari - La Costa d'Avorio.djvu/228

Da Wikisource.
196 Capitolo ventiseesimo

— Ormai non possiamo più tornare indietro e giuocheremo risolutamente le nostre ultime carte.

— Lo credo. Si tratta di salvare il fanciullo e anche la nostra pelle e ci guarderemo bene di non lasciarla a quell’antropofago di Geletè. Sarebbe capace di farne dei tamburi per le sue amazzoni. Diavolo!... Dei tamburi colla pelle di uomini bianchi!... Che onore pei suoi reggimenti in sottane!...

— Speriamo di farli fare colla pelle di Kalani, Antao.

— Sarà più resistente. Buona notte, Alfredo. —

I due bianchi si ricoricarono fra le casse e malgrado le loro apprensioni s’addormentarono tranquillamente, come se si trovassero ancora nel paese dei Krepi o dei Togo.

L’indomani furono svegliati, verso l’alba, da un fracasso indiavolato che s’avvicinava. Era un insieme di suoni strani, di flauti, d’istrumenti a corda, di cembali e di voci umane con accompagnamento di gran cassa.

Antao ed Alfredo, svegliati di soprassalto, s’affrettarono a balzare fuori per vedere di che cosa si trattava. Urada, che era già tornata e che si trovava in piedi, s’affrettò ad informarli che la banda musicale di Geletè veniva a prenderli per condurli dal gran cabecero.

— Morte di Giove! — esclamò Antao, messo di buon umore da quel concerto assordante. – Che onore?... Ci manda a prendere colla banda reale!... Che lusso!... Vediamo almeno questi bravi, ma formidabili musicanti. —

Urada non si era ingannata. Era veramente la banda reale di Kana che si dirigeva verso l’apatam per condurre, coi dovuti onori, l’ambasciata dal gran cabecero.

Quella banda che formava l’orgoglio del sanguinario re, era composta d’una cinquantina di artisti negri, preceduti da quattro amazzoni in assetto di guerra e dal soldato che aveva guidati gli ambasciatori1.

Venivano primi dieci o dodici ahpolos, ossia poeti erranti, che cantavano le lodi di Geletè e che declamavano dei proverbi o le leggende relative alle gesta eroiche degli antichi monarchi, di Guagiah Truda fondatore delle dinastie, di Doherthy e di Ba-

  1. Anche Behanzin ci teneva assai alla sua orchestra e si dice che provasse un gran dolore, quando le armi vittoriose del generale Doods la mandarono a rotoli.