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214 Capitolo ventinovesimo

— Morte di Giove, Marte, Venere, Sat...

— Basta, — disse Alfredo, vedendo che il portoghese stava per continuare. — Mi hai detto che erano proprio morti pel Dahomey.

— È vero, — disse Antao, ridendo, — ma non ne potevo più. Pensa che sono muto dalle cinque di stamane e che la mia lingua minacciava di atrofizzarsi per sempre, se il mio supplizio continuava. Il diavolo si porti gli ambasciatori, il Borgu, i moci, i cabeceri ed anche quell’animalaccio di Geletè!... Tutte queste cerimonie mi fanno venire l’emicrania e ti confesso che sarei ben più felice di trovarmi ancora sulle rive dell’Ouzmè, a cacciare gli ippopotami. Almeno là avrei potuto far crepare tutti i pianeti mille volte al giorno, a mio piacimento.

— Sii paziente per un po’ di giorni ancora, mio povero amico, — rispose Alfredo. — Ormai il più è fatto e in breve rivedremo ancora le rive dell’Ouzmè.

— Spero che quei ciarlatani dalle code di cavallo ci lasceranno in pace qualche giorno.

— Sono troppo occupati nelle loro feste, per badare a noi per ora.

— Ma a quell’antropofago di Geletè, cos’hai mandato?...

— Delle collane d’oro, dei braccialetti, degli anelli ed una corona da re d’argento dorato. Bisogna essere un po’ generosi con Geletè.

— Purchè non paghi la tua generosità tagliando il collo a noi?... Quel furfante sarebbe capace, ma... che questi schiavi comprendano ciò che diciamo?...

— Non aver questo timore, Antao. Puoi parlare a tuo bell’agio, poichè non comprendono il portoghese e tanto meno l’italiano.

— Sarei più contento che tornassero da Geletè.

— Se li rimandassimo, il re sarebbe capace di farli decapitare.

— Padrone, — disse in quel momento Urada, avvicinandosi ad Alfredo. — Ho veduto mio padre passeggiare dinanzi al palazzo reale.

— Fallo venire, — disse Antao.

— No, — rispose Alfredo. — Il vecchio è prudente e aspetterà che tutti questi curiosi che ci spiano si siano allontanati, per venire qui.

— Cacciamoli via, Alfredo. Giacchè Geletè ha messo a nostra disposizione i suoi schiavi, facciamoli un po’ lavorare.