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224 Capitolo trentesimo

— Il re sta per lanciare i suoi regali al popolaccio, — rispose Alfredo.

— Dei regali viventi che quelle canaglie si affretteranno a fare a brani.

— A decapitare, Antao, poichè ogni testa si può cambiare con una bottiglia di rhum o di ginepro e una fila di cauris. Sarà l’ultimo sacrificio per oggi. —

I soldati intanto avevano deposti sul margine del muraglione quelle cinquanta o sessanta ceste. Le vittime che vi stavano rinchiuse dimenavano disperatamente la testa e mandavano urla di terrore, ma si trovavano nell’assoluta impossibilità di reagire, avendo le braccia e le gambe strettamente imprigionate.

Ad un cenno di Kalani tutti quei panieri furono precipitati nel vuoto, schiacciandosi contro le pietre della piazza. Allora accadde una scena mostruosa. La folla, come se fosse improvvisamente impazzita, si era scagliata con impeto irresistibile su quelle teste. Quei truci negri avevano impugnati i loro coltellacci e si disputavano ferocemente le teste delle vittime che per loro rappresentavano una solenne ubriacatura.

In pochi istanti i panieri furono sventrati, i poveri schiavi, vivi o moribondi o morti in causa della caduta, furono strappati fuori e decapitati e le teste sanguinanti furono tosto cambiate contro file di cauris e bottiglie di ginepro o di rhum di tratta.

Era il segnale dell’orgia. Dalla piattaforma reale Geletè, Kalani, i cabeceri ed i moci gettavano sul popolo, per vedersele disputare, pezze di tela, file di cauris e bottiglie di liquori, mentre sulle piattaforme venivano portate casse di bottiglie di ginepro.

Il re, i suoi ministri, i cortigiani, i soldati ed il popolo si ubriacavano per chiudere solennemente la prima giornata della festa dei costumi, mentre sulla piazza sanguinante si dibattevano, fra le ultime convulsioni, le vittime.

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