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96 E. SALGARI


— Non manchiamo nè di carbone nè di rivoltelle, — rispose lo scrivano, — e siamo uomini da saperle adoperare.

— L’amministrazione ne mette a vostra disposizione.

— Che cosa c’è dunque? — chiese Annie.

— Gli Apaches ed i Navajoes si sono messi sul sentiero della guerra e scorrazzano per le praterie che fiancheggiano la linea. Il capo Victoria è deciso a sterminare tutti gli uomini bianchi che abitano la regione.

— Victoria ha dissotterrata l’ascia di guerra! — esclamò Harris.

— Ed è sceso nel Gran Cañon alla testa di seicento guerrieri.

— Allora la linea non può essere minacciata, — disse Annie.

— Ci sono i Navajoes che battono la prateria, signora, — rispose l’impiegato. — Ieri, per poco non hanno catturato il treno che veniva da Prescott, e hanno ucciso il macchinista con una fucilata nella testa. Signori, state in guardia, — aggiunse, uscendo.

— Victoria in armi! — disse Harris quando furono soli. — Ecco una notizia che non m’aspettavo e che renderà estremamente difficile la nostra missione, mia cara Annie. E’ vero però che il Gran Cañon è vastissimo, e non è facile incontrarsi.

— E mio padre? — disse Annie, con un sospiro. — Se cadesse nelle mani degli indiani?

— I banditi che lo tengono prigioniero non saranno così sciocchi da lasciarsi prendere. Non temete per lui, Annie.

I rifugi non mancano nel Gran Cañon, dove si trovano anzi caverne immense, veri villaggi sotterranei, quasi inaccessibili, abitati da indiani trogloditi.

— Riusciremo a trovare quei briganti? — chiese lo scrivano.

— Will Rook non sarà sconosciuto nel Gran Cañon e sapremo facilmente dai minatori dove ha il suo rifugio, — rispose Harris.

— Se ci cade fra le mani non lo risparmieremo, è vero ingegnere?

— Lo fucileremo come un cane idrofobo. Per ora teniamo gli occhi aperti sui Navajoes, che possono da un momento all’altro mostrarsi.

— Mi metto di sentinella sulla piattaforma, con la mia carabina, — disse Blunt, uscendo. — Il primo selvaggio che vedo comparire, lo saluto con una palla.

Il treno correva nel mezzo d’una vasta pianura erbosa che era, di tratto in tratto, interrotta da boschetti di salvie, da qualche lauro o da qualche albero del cotone che crescevano isolati. Ranchos non ve n’erano più, non fidandosi i grandi proprietari a costruirne in quei luoghi, a causa delle frequenti scorrerie degl’indiani e della eccessiva lontananza dei forti.

Il bestiame invece non mancava. Di quando in quando immense