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64 E. SALGARI

Un po’ più lontano ne sorgeva un secondo, piccolo e basso, che pareva più un magazzino che un abitazione.

Josè si era fermato, dicendo ad uno dei suoi uomini:

— Pardo, prendi con te cinque camerati e intima la resa ai guardiani. Non opporranno resistenza.

— E se si ribellassero? — chiese il vaquero.

— Atterrali col calcio delle carabine. Ed ora, señor, venite, — disse poscia, volgendosi verso Simone. — Assicuriamoci dell’impiegato e guastiamo la macchina telegrafica, prima che possa mandare qualche dispaccio d’allarme.

Mentre Pardo si dirigeva silenziosamente verso i magazzini, Josè s’accostò all’ufficio telegrafico la cui porta era chiusa, quantunque dalle finestre del pianterreno trapelasse un po’ di luce.

— Lasciate fare a me, — disse a Simone. — L’impiegato mi conosce almeno di nome e non indugerà ad aprire. Tenetevi però pronto a prestarmi man forte, in caso di bisogno.

— Sarà solo?

— Con sua moglie.

— Fate pure.

Il messicano s’appressò alla porta e bussò replicatamente col manico della navaja, gridando:

— Aprite: telegramma d’urgenza.

Con un colpo di mano si era alzata la fascia che gli copriva il viso, premendogli di non essere riconosciuto, poi aveva armata rapidamente la carabina.

— Chi è? — aveva chiesto una voce dall’interno.

— Josè Mirim, il vaquero del señor Carmaldoz.

— Che cosa desiderate?

— Spedire subito un telegramma a Mojave per far venire, col treno delle cinque, il dottor Karkot. Uno dei miei camerati è stato orribilmente dilaniato da un orso grigio. Affrettatevi, señor; non ho tempo da perdere.

— Siete proprio Josè Mirim?

— In persona, señor.

La porta fu aperta ed un giovane di appena venticinque anni, allampanato come lo scrivano di S. Francisco che accompagnava l’ingegnere, comparve, tenendo in mano una lampada.

Il vaquero con una spinta improvvisa lo gettò indietro, appoggiandogli quasi nello stesso tempo la canna della carabina sul petto.

— Silenzio e non opponete resistenza o siete morto!... — gli gridò il messicano, mentre con un calcio spalancava i due battenti per lasciare entrare i negri ed i suoi uomini. — Siamo in quindici ed i vostri facchini si sono ormai arresi.

Il povero impiegato, sentendosi premere il petto dal fucile, aveva