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Pagina:Salgari - La Sovrana del Campo d'Oro.djvu/72

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68 E. SALGARI

delle urla del povero impiegato, che scagliava dietro i banditi una sequela d’invettive.

Il negro era raggiante. Ormai non dubitava di poter avere ben presto fra le mani la graziosa Sovrana del Campo d’Oro, senza aver spesa nemmeno la cinquantesima parte delle sue ricchezze.

— Preparate le carabine, — comandò ai suoi uomini. — Forse ci sarà combattimento.

— E l’ingegnere lo risparmieremo? — chiese Sam.

— Venti dollari a chi lo fredda, — rispose Simone, con un crudele sorriso.

— Anche l’altro allora, — disse Zim.

— Mandate al diavolo anche quell’imbecille di scrivano, — disse il Re dei Granchi. — Così non ci daranno più nessun fastidio e potremo tornare al nostro villaggio indisturbati. Miss Annie di buona o di cattiva voglia cederà!

Señor, — disse Josè che lo aveva raggiunto. — Nascondetevi dietro quelle piante e lasciate che arresti io il treno, perchè non avvenga una catastrofe.

— Non si accorgerà che mancano le rotaie?

— E’ ancora troppo scuro e, quando il treno giungerà qui, non comincerà ancora ad albeggiare.

— Lo fermerete?

Il vaquero mostrò sotto il serapè una lampada a occhi di bue accesa, di quelle usate dai guardiani addetti agli scambi, e disse:

— Basterà che mostri il rosso invece del verde per segnalare un pericolo: non lo farò tuttavia che all’ultimo momento premendomi, innanzi tutto, d’immobilizzare la macchina. Orsù, señor, in mezzo alle piante. Il treno s’avanza.

Verso l’ovest due punti rossi, che ingrandivano rapidamente, erano comparsi fra le colline ed un altro fischio era echeggiato fra il silenzio della notte.

— Dovremo far fuoco? — chiese Simone.

— Solamente qualche colpo, quando la macchina si sarà rovesciata, — rispose il messicano. — Ciò basterà per far capire che i salteadores hanno tentato un fermo. Addio, señor. Faccio la mia parte di guardiano.

Il vaquero alzò la fascia in modo da coprirsi interamente il viso e si spinse là dove le rotaie erano state levate.

Il treno s’avanzava rapidissimo, perchè non doveva arrestarsi alla piccola stazione. Si udivano distintamente il rombo prodotto dalle ruote, lo sbuffare della macchina e di quando in quando dei canti stonati.

Probabilmente i minatori, che avevano passata la notte a Mojave a gozzovigliare e si recavano nei placers dell’Arizona, avevano preso