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136 Capitolo tredicesimo


«Io, – racconta Nansen, – m’appuntavo coi piedi e tiravo le redini quanto potevo, ma inutilmente, e non fu se non impiegando le nostre forze unite, che riuscimmo alfine a fermare, appunto quando si stava per entrar nell’acqua, e noi si continuava a gridare: sass! sass! tanto che rintronava tutto Kabarova. Facemmo prendere un’altra direzione ai cani, che partirono di nuovo con tale abbrivo, che stentavo a tenermi saldo. Era proprio un mezzo di trazione stupefacente; e noi imparammo ad apprezzare la forza dei cani, avendo visto come potevano trascinare un paio di uomini su quel cattivo, per non dir pessimo, terreno.»

Come aveva mantenuta la parola con Nansen, il bravo Trontheim non aveva voluto mancare a quella data a S. A. R. il duca degli Abruzzi, tanto più che v’era stato di mezzo l’ordine del governo russo.

Con la numerosissima muta attaccata a molte slitte cariche di viveri, aveva lasciato Tiumen, città della Siberia occidentale, situata sulla via che da Jecaterimburg va a Tobolsk, proprio sulla frontiera russo-siberiana, recandosi prima a Perm.

Di là aveva proseguito a gran tratti verso il nord, ora servendosi delle barche, che solcano i grandi fiumi della Russia centrale, ed ora delle sue slitte, giungendo ad Arcangelo parecchio tempo prima dell’arrivo della Stella Polare.

Durante quel lunghissimo viaggio non aveva perduto un solo dei suoi cani, anzi era riuscito a condurli tutti a destinazione in buonissimo stato.

Come quelli che aveva fornito a Nansen, non appartenevano tutti ad una medesima razza. Ve n’erano parecchi di razza incrociata, alcuni dal pelo lunghissimo e bianco, gli orecchi diritti, il muso appuntito e che rassomigliavano un po’ ai lupi; altri invece avevano l’aspetto del nostri volpini, con grandi code villose ed il pelame perfettamente bianco o macchiato.

Belle bestie però, che dovevano rendere preziosi servigi agli audaci esploratori, durante le loro corse attraverso i ghiacci polari.

Trontheim, un bel tipo di siberiano, di statura media e robusta, dalla fisonomia aperta e bonaria, con barba rossiccia, aveva voluto consegnarli personalmente a S. A. R. il duca degli Abruzzi, però