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La caccia ai trichechi 235


– E di che cosa si nutrono questi bestioni?

– Di molluschi, di alghe e di pesci. Si dice anche che mangino le giovani foche.

– È vero che sono vendicativi?

– Sì, signor tenente. Quando sono in molti e uno viene ucciso, accorrono subito per vendicarlo, però di rado riescono nel loro intento. Sono masse enormi, nondimeno mancano di mezzi di difesa efficaci e soccombono facilmente sotto i colpi dei cacciatori. Io ho veduto una volta una povera madre, alla quale era stato ucciso il piccino, seguire a lungo la barca dei pescatori, mandando gemiti strazianti.

– Mi hanno anche detto che se vengono uccisi in mare affondano.

– Sono perduti, signore. Non conviene sparare contro di essi quando non sono a terra. È per questo che gli esquimesi li cacciano con la fiocina, legando prima la fune su di un palo conficcato in qualche banco di ghiaccio.

– Rendono molto i trichechi?

– Circa novanta lire ciascuno, compresa la pelle ed il grasso da cui si ricava dell’olio.

– E si vendono i denti?

– Sì, signor tenente, – rispose il macchinista. – Si pagano in ragione di otto lire al chilogrammo se i denti sono grossi e cinque i piccoli.

– E se ne uccidono molti ora di questi anfibi? – chiese il tenente.

– Dai quindici ai ventimila, secondo le annate.

– Che stragi!...

– Che non dureranno molto, signore. Al pari delle foche scemano tutti gli anni e finiranno collo scomparire.

– Come le balene.

– Sì, signor tenente. Anche i grandi cetacei cominciano a diventare rari in questi mari ed è necessario spingersi molto al nord per catturarli.

– Mentre un tempo si pescavano nel mar di Biscaglia, – disse il tenente.

– Volete che ritorniamo, signore? – chiese Ollier.

– Considerato che le foche e le morse non hanno alcuna inten-