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Le prime pressioni | 259 |
Nel momento in cui si vedeva impedita la corsa, un grido mandato da un marinaio fece accorrere tutti in coperta:
– Una nave dinanzi a noi! –
Non era effetto di qualche miraggio o di rifrazione. Una vera nave, grande quasi quanto la Stella Polare, era imprigionata fra i banchi di ghiaccio, a parecchie miglia di distanza.
– Non può essere che la Cappella, – disse il capitano Evensen. – Ecco una bella occasione per far sapere nostre notizie in Europa.
– Che non sia qualche altra nave? – chiesero parecchi membri della spedizione italiana.
– No, signori, conosco troppo bene la Cappella per ingannarmi. Quella è la nave che è andata in cerca della spedizione Wellmann.
– Cerchiamo di raggiungerla, – disse il Duca.
La cosa, almeno nel momento, appariva molto dubbia poichè un banco immenso e compatto impediva alle due navi di congiungersi. Attaccarlo a colpi di sperone era assolutamente impossibile, presentando uno spessore straordinario; aprirsi un canale coi picconi era del pari impossibile, considerate le poche braccia disponibili che vi erano a bordo. Sarebbe stata una fatica enorme e forse senza successo, poichè vi era da temere che alla notte il ghiaccio spezzato si risaldasse.
– Aspettiamo che il vento disgreghi il banco o che le pressioni aprano dei canali, – disse il capitano Evensen. – Per ora non vi è nulla da tentare.
– Credete che quella nave abbia incontrata la spedizione Wellmann? – domandò il dottor Cavalli.
– Lo suppongo, signore.
– Era venuta ad esplorare queste terre? – chiese il tenente Querini.
– Sì signore.
– Mi pare che il signor Wellmann abbia già fatto qualche altro viaggio nelle regioni polari.
– Alcuni anni or sono ha tentato ancora di spingersi verso il polo, dirigendosi al nord dello Spitzbergen, ma non ebbe fortuna. I ghiacci lo trascinarono al sud, spingendolo su quelle isole. Si dice però che quella spedizione fosse stata allestita con poca serietà.
– Da quando si trova su queste terre?