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264 Capitolo settimo


– È stato adunque uno dei primi naviganti, anteriore ai Verazzano ed ai Caboto.

– Sì, signor Stökken. Narrano le antiche cronache che questo mio avo, Pietro Querini, gentiluomo veneziano, si era proposto di visitare le regioni situate al di là del circolo artico, impresa molto difficile in quei tempi, non conoscendosi che molto imperfettamente le terre nordiche.

– Lo credo, signor tenente. A quell’epoca era malissimo nota anche la mia Norvegia.

– Era partito con sessantotto marinai, ottocento barili di malvasia, legnami lavorati e spezie, genziana e parecchie altre merci di valore, spingendosi fino a settecento miglia dall’Islanda.

Una tempesta tremenda aveva abbattuti gli alberi e spezzato il timone, sicchè i marinai furono costretti a cercare rifugio in due scialuppe. Una contenente venticinque uomini scomparve, nè mai più nulla si seppe; l’altra, con quarantasette, errò lungo tempo sul mare, lottando con la fame e con la sete.

Quando il 4 gennaio del 1432 quella scialuppa potè toccare le coste della Norvegia, quei quarantasette uomini erano ridotti solamente a tredici.

– Un vero disastro.

– Sì, signor Stökken.

– Ed il vostro avo, morì?

– No, potè giungere a Bergen dove ebbe festose accoglienze, recandosi più tardi a Londra, prima di tornare in patria.

– Signore, – disse l’ingegnere, con voce grave. – Auguro al pronipote del navigatore di ritornare pure in patria carico di allori e di gloria.

– Grazie, signor Stökken, eppure...

– Cosa volete dire, tenente?

– Io non lo so, tuttavia temo che i ghiacci polari debbano portare sventura al pronipote, – rispose il tenente, con accento malinconico.

– Follie, signore.

– Speriamo che siano tali, signor Stökken. –

Intanto la Stella Polare continuava la sua corsa fra le innumerevoli isole che ingombrano la parte settentrionale del Canale Bri-