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L’incontro con la «Cappella» 269


– Chi può dirlo?... Queste terre non sono conosciute. Solamente Nansen le ha percorse in gran fretta.

– È in questi paraggi che ha svernato assieme a Johansen?

– Sì, signor tenente. Si rimane ancora meravigliati nel pensare come quei due uomini soli, senza viveri, abbiano potuto passare l’inverno polare in queste regioni.

– Dove hanno precisamente svernato?...

– A 81° 13’ di latitudine nord ed a 55° ½ di longitudine est. Quasi alla nostra stessa latitudine.

– Devono aver sofferto molto durante quei lunghi mesi.

– Non troppo, signore. Altri sarebbero forse morti, ma quei due avevano delle fibre di ferro.

– È del signor Nansen che si parla? – chiese Ollier avvicinandosi al tenente, mentre il capitano Evensen si dirigeva verso prora per osservare i ghiacci.

– Sì, – rispose Querini. – Il capitano mi diceva che il famoso esploratore aveva svernato in questa latitudine.

– Aveva molti compagni, signor tenente.

– Uno solo, mio caro Ollier.

– E la sua nave?

– L’aveva abbandonata per cercare di spingersi verso il polo. Essendo stata rinchiusa dai ghiacci e trasportata verso l’ovest, Nansen l’aveva lasciata.

– E hanno passato l’inverno fra queste terre in due soli?

– E quello che è peggio senza viveri, avendo consumati quelli che avevano portato dalla nave, durante la loro corsa verso il nord.

– Raccontate, signor tenente. Come hanno potuto sopravvivere?

– Mercè una gran dose di energia veramente sovrumana e di un coraggio straordinario. Dopo d’aver toccato l’86° grado, superandolo anzi di alcune miglia, Nansen era stato costretto a ritornare per mancanza di viveri ed in causa della deriva dei ghiacci, i quali lo portavano indietro non ostante le sue lunghe marce. Così vennero a cercare rifugio su questa terra per passare l’inverno polare.

– E la loro nave?...

– Era ormai molto lontana. I ghiacci l’avevano spinta verso l’ovest, in direzione dello Spitzbergen, quindi non potevano con-