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Verso il polo 307


Il capitano Cagni, coi suoi valorosi compagni, sei slitte e quarantacinque cani, riprende la marcia verso il nord, deciso a spiegare la bandiera italiana più innanzi che gli sarà possibile.

Eccoli in mezzo ai campi di ghiaccio dell’oceano Polare. Non più terre in vista, non più isole. Ghiacci, poi ancora ghiacci e quindi ghiacci di nuovo, poi nebbioni, poi uragani di neve, poi ostacoli di ogni specie.

La marcia diventa terribile; non importa, avanti ancora, avanti sempre fino all’esaurimento completo dei viveri e delle forze.

Essi sono come smarriti in mezzo a quel caos del gelo: avanti!... I banchi trepidano sotto i loro piedi, quei banchi mai calpestati prima da alcun essere umano: avanti!... Le nebbie avvolgono la piccola carovana come se volessero soffocarla: avanti ancora!... Nessuno ostacolo può arrestare quei quattro audaci perduti ai confini del mondo!...

La marcia invece di rallentare diventa più rapida. Il vento del settentrione che soffia costantemente ha gelato il mare, ed i ghiacci non sono più cattivi come nei primi giorni.

Quanti pericoli però!... I banchi talvolta sussultano, muggiscono, detonano, si spaccano sotto lo sforzo poderoso delle pressioni, minacciando ad ogni istante di inghiottire uomini, cani e slitte.

Un giorno il ghiaccio cede improvvisamente sotto i piedi del capitano e di Petigaux ed i due arditi esploratori cadono in acqua. Si sarebbero probabilmente annegati come Bellot, lo sfortunato esploratore francese, se i loro compagni non fossero subito accorsi a trarli sul pak, bagnati fino alla midolla delle ossa, ma più vivi di prima.

Incredibile a dirsi!... Quel bagno con 40° sotto zero non ebbe alcun effetto disastroso.

L’indomani il capitano e Petigaux erano ancora in marcia!...

Di passo in passo che si avanzano verso il polo il tempo è pessimo. Venti freddissimi soffiano costantemente, screpolando le carni agli esploratori, e nevi e nebbie calano sul pak. Il polo aumenta gli ostacoli dinanzi a quei prodi che vogliono squarciare il velo che lo nasconde.

Pure l’animoso drappello non si arresta ancora. Marcia con accanimento, guadagnando faticosamente metro per metro. Ancora uno