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La partenza 27


Nel pomeriggio dell’11 l’ultima cassa scendeva nella stiva della Stella Polare.

Tutto il carico era stato disposto accuratamente, in modo da poter scegliere qualsiasi oggetto senza scombussolare l’immensa mole delle casse. Il cav. Cagni ed il cav. Querini avevano sorvegliato, in persona, lo stivamento di tutto il materiale.

La sera stessa la Stella Polare dal Bjoerviken si portava al largo, per caricare una considerevole partita di barili di petrolio, tornando al mattino ad ancorarsi a circa cento metri dal molo.

L’ora della partenza stava per scoccare. La macchina, di già accesa, fumava allegramente e le quattro guide alpine, Petigaux, Savoi, Ollier e Fenoillet erano già giunte a bordo assieme a Cardenti e Canepa.

Sulla gettata, una folla immensa si accalcava per mandare l’ultimo urrà in onore dei coraggiosi che si proponevano di emulare le gesta di Nansen.

Marinai, borghesi, popolani, donne e fanciulli si pigiavano, guardando con viva curiosità la Stella Polare, mentre da tutte le parti del gran fjord accorrevano scialuppe a vapore, piccole veliere ed imbarcazioni d’ogni specie, cariche di persone.

Le navi ancorate nel porto sono pavesate e le gran gale ondeggiano al vento. I marinai sono sui pennoni, sulle coffe, sulle crocette, pronti a mandare assordanti urrà.

Sulla Stella Polare regna confusione.

I marinai s’affannano a sgombrare la tolda che è piena di barili di petrolio.

Alle dieci una scialuppa si stacca dalla riva e s’accosta rapidamente alla nave. Nessuno s’è quasi accorto che entro si trovano S. A. R. il duca assieme al suo secondo aiutante di campo, tenente Frigerio, e al dott. Cavalli. Hanno appena ricevuto i saluti e gli auguri delle autorità di Christiania.

La comparsa del Duca fa affrettare i marinai. Sgombrano alla meglio una parte della coperta per poter ricevere gli ultimi amici che andranno a salutarli a bordo.

Una viva ansietà regna su tutti i volti. Perfino i flemmatici e freddi norvegesi sembrano commossi e nervosi.