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In rotta per Santiago 239

— Sì, capitano.

— Si dice che l’accesso alla baia sia difficile.

— Assai, dovendosi passare per un canale ristrettissimo, nondimeno non m’inquieto e sono certo di poterlo imboccare anche di notte.

— Io ho fiducia intera in te, — disse la marchesa. — Tu sei uno dei più abili lupi di mare che abbia conosciuti. Mio marito ha avuto un felice pensiero nello sceglierti per l’Yucatan.

— Grazie, donna Dolores, ma io conosco un’altra persona che sa condurre questa nave con pari abilità.

— E chi è?

— Voi, donna Dolores.

— Ah! Burlone!

— No, donna Dolores, non burlo e l’equipaggio non senza motivo vi chiama la Capitana. Quante volte non avete guidata la vostra nave, nei momenti più difficili, e quante volte l’avete sottratta al furor delle onde!

— Ora però sono in riposo, Cordoba.

— Forse non per molto. Guardate, donna Dolores; il tempo ha un grande desiderio di guastarsi. Se il vento di levante comincia, porterà con sè masse di vapori ed il mare non si terrà indietro.

— Lo so, Cordoba ed è appunto questo cambiamento di tempo che m’inquieta non poco.

— Forse ci sarà vantaggioso.

— Per forzare più facilmente il blocco?

— Sì, donna Dolores. Con tempo nebbioso noi potremo guizzare più facilmente attraverso le crociere americane.

— Lo vedremo, Cordoba. —

Mentre chiacchieravano, l’Yucatan continuava la sua rapida corsa verso il sud-est, mantenendo una velocità di quindici nodi all’ora.

Più che s’inoltrava nel così detto mar dei Caraibi, l’onda diventava più forte, facendolo beccheggiare vivamente. Pareva che nelle regioni più meridionali la stagione delle piogge fosse già cominciata e che qualche tempesta avesse già flagellate le coste del continente americano, quelle della Venezuela e delle Guaiane.

Bande di rincopi e di fetonti volteggiavano a fior d’acqua, seguendo le larghe ondulazioni e tuffandosi talvolta fra la spuma per dare la caccia ai pesciolini, mentre in alto filavano, rapidi come folgori, i rondoni di mare.

In acqua invece si vedeva comparire qualche pesce veliero che si lasciava trasportare placidamente dal vento, tenendo tesa la sua larga pinna dorsale, e di quando in quando qualche vorace squalo veniva a fare la ronda sotto la poppa della nave, mostrando il suo muso orribile. Non erano veri pesci-cani, bensì delle zigaene, chiamate pure pesci-martelli, mostri bruttissimi, lunghi