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Pagina:Salgari - La capitana del Yucatan.djvu/294

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292 Capitolo trentatreesimo

resistono. Spronano furiosamente i loro cavalli e fuggono disordinatamente attraverso la foresta abbandonando una sessantina di camerati sul campo di battaglia.

— Ebbene, amico Cordoba? — chiese la marchesa che stringeva il fucile ancora fumante. — Cosa dici?...

— Che gliele abbiamo date dure a quei gradassi, ma poi?

— Cosa vuoi dire?...

— Dico che non so se potremo dargliele sempre, donna Dolores, — disse il lupo di mare, con un sospiro.


CAPITOLO XXXIII.


L’assalto d’El Caney e d’Aguadores.


Dopo lo scacco subito dalla cavalleria americana a Jaragua, da ambe le parti vi era stata un po’ di sosta. Alcuni piccoli scontri erano però avvenuti, più scontri di posti avanzati che veri combattimenti.

Gli americani avevano però approfittato per sbarcare completamente il corpo d’operazione, forte di circa ventisettemila uomini, forze due volte superiori a quelle degli spagnuoli, i quali da canto loro non avevano ricevuto che pochi aiuti.

Solamente il colonnello Escario, comandante di Manzanillo ottenuto dal maresciallo Blanco il permesso di accorrere in aiuto della piazza assediata, raccolte poche centinaia di combattenti, con un’audace e rapidissima marcia era riuscito ad entrare in Santiago, ingannando contemporaneamente la vigilanza degl’insorti e degli americani.

Quella tregua però non doveva durare molto. Il generale Shafter, comandante supremo delle forze americane, si preparava ad un colpo disperato, per prendere d’assalto la piazza assediata.

Già verso gli ultimi di giugno forti masse di truppe americane si erano a poco a poco concentrate, minacciando El Caney, villaggio situato a soli sette chilometri da Santiago e Aguadores, la chiave della piazza, difendendo il forte castello del Morro dal lato di terra.

Donna Dolores, volendo prendere parte attiva alla campagna, dopo la battaglia di Jaragua si era affrettata, per consiglio di Cordoba, a portarsi a El Caney, la quale era stata occupata da quattro compagnie di cacciatori al comando d’uno dei più prodi generali spagnuoli, Joaquin Varo del Rey y Rubio.

Il villaggio era stato frettolosamente fortificato con numerose trincee e palizzate, ma mancava quasi di artiglierie non avendosi voluto sguernire le mura di Santiago. Il generale Rubio però era tale uomo da aver completa fiducia in lui e da riparare in parte a quella grave mancanza.